(Autoprodotto 2008)
Nell’antica Grecia si credeva che l’Aldilà fosse diviso in 3 parti, sostanzialmente come nella rappresentazione dantesca: nel Tartaro finivano i malvagi, ai Campi Elisi i buoni, nei prati di asfodeli coloro che erano stati metà e metà, una sorta di Purgatorio insomma. Un miscuglio di bene e male che nel album del trio faentino si traduce in un intreccio di gioia e malinconia che permea ogni poro di questo disco. Un esordio all’insegna di un folk-pop caldo, soffuso, ma sempre velato di un alone di oscura tristezza, tra percussioni quasi tribali, sferzate di violini e sprazzi e orchestrazioni a tratti più spesse e lussureggianti.
Dopo la breve intro 5 Minuti ad immettere il disco sui binari di una solarità fresca e punteggiata, Uscire Di Qui si insinua nelle membra come il tepore leggero di un falò in riva al mare. Mia Di Me è più radiosa pur diluita in un finale più scuro. Ame Dorme si schiude tenerissima grazie anche alle lievi tessiture dell’armonica. Hic Et Nunc (Capo Mannu) sibila leggera e fluttuante, ondeggiando con sinuosa voluttà. Senza Mollica (Herbamate) scava sotto un mucchio di sabbia che cova rabbia non ancora sopita. Cose (La Mia Altalena) è un torrente in piena che scavalca gli argini dell’emotività. Il carteggio accennato di Tra Oceano E Cielo Lo Spazio Della Musica è un momento di sospensione verso la seconda parte del lavoro, composta dalla terna L’Unico Modo Che Ho Di Chiamarti – Portami Con Te, Trascinare – Incontrastato (esplosione di colori e sapori intensa e sottilmente violenta).
Un disco gravido di emozioni, sofferto e ammaliante, che crea un alone magico e ipnotico. A tratti forse troppo monocorde, ma sicuramente di buona levatura, ottimo punto di partenza verso alti lidi.
Voto: 7
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