(Autoprodotto/Alkemist Fanatix Europe 2007)
Confesso, in mezzo a tutte le altre proposte che mi capita di recensire ogni mese, era un po’ di tempo che non inciampavo in qualcosa del genere. Sì, perché già dalla copertina “Tears Catch Fire” si presenta davvero in maniera schifosa, perfino l’ignobile cd che ho realizzato da solo nel 1999 aveva un look più professionale. E la copertina era fatta con Bryce, santo cielo!
Comunque, magari fosse quello l’unico problema, in realtà siamo solo all’inizio. Andiamo in ordine: il gruppo del Frusinate suona rock-grunge da sette anni, e fin qui va bene, il punto è che i tre sono fin troppo fedeli ai loro miti Nirvana e Kurt (no no, neanche gli Alice in Chains, troppo alternativi) e le loro canzoni sono, in parte, un prodotto derivato in pieno da quel sound Seattle anni ’90. I tre lo ammorbidiscono ulteriormente poi, a volte diluendolo talmente tanto da sembrare quasi pop. Ormai quel sound ha quasi vent’anni, ma il tempo non sembra proprio passare per gli Storm.
E altrettanto coerentemente non passano i SESSANTADUE minuti di ‘Tears Catch Fire’, un’esagerazione insopportabile, un tedio assoluto dopo il primo paio di pezzi, una tortura allievata solo dagli apprezzabili stacchi di pianoforte, che non ci stanno a dire nulla, però perlomeno, appunto, staccano.
Intendiamoci, musicalmente i tre non sono proprio ignobili; di certo non suonano meglio di una band di terzo liceo e non hanno la più pallida idea di come si sviluppi una melodia, tant’è che spesso non lo fanno proprio. Diciamo che si fanno ascoltare, nei limiti della sopportazione. Quel che proprio non si regge è la voce del cantante: non solo è orrendamente derivata da quel cantare svogliato che fa tanto Verdena dei poveri, ma risulta un belare di gola con un’estensione di una quinta con finto accento lombardo.
Ho notato poi che alcuni recensori sono caduti nel tranello, evidentemente non essendo in grado di documentarsi quel minimo, della ‘Seattle Warrior Records’. E’ buffo che la suddetta etichetta (padovana, secondo fonti non meglio citabili) non compaia da nessuna parte su internet, venga a malapena citata sul disco della suddetta band e non abbia neanche uno straccio di telefono o email. A giudicare dal codice questo disco è il quarto prodotto dalla sedicente etichetta; buffa coincidenza che questa sia anche la quarta produzione degli Storm, eh?
E, vi prego… non fatemi iniziare a parlare dei testi, vi prego, tenetemi. Se a fine recensione vedete il sito della band è solo ed esclusivamente per invitarvi a farvi delle gran risate! “Sei un’infame” (sperando sia per una donna) tradotto con you are an INFAMOUS, “Non può piovere per sempre” diventa Not rain all time… e questi due sono titoli di canzoni!! Per non parlare di spaventosi deliri come “how change my mind, how think you fine, nothing more than memories” o anche “I don’t attach any importance, because my melancholy is more violent than storm”… CHEEEE?!?!?
Invito, seriamente, i ragazzi degli Storm of Damnation a dannarsi di meno e a comprarsi un vocabolario. Veramente. Aiuta. Altrimenti lasciate proprio in pace la martoriata lingua inglese, se non fa per voi non è obbligatoria, sul serio. Sempre sul sito, poi, troverete i suddetti testi “tradotti” in italiano (non che migliorino di molto, vabbè) e, magari, potrete divertirvi a cercare di capire come abbiano fatto a tradurre determinate cose, perché neanche l’ignobile traduttore automatico di google riesce a creare certi sfondoni!
Chiusa la parentesi testi, ciò che rimane è un disco che non si può proprio promuovere, in nessuna maniera. Sia che facciano grunge, sia che spazino nel pop rock (Ossigeno, con un testo in italiano che farebbe arrossire pure Tiziano Ferro per la vomitevole romantica sincerità), o qualsiasi altra variante, il risultato è sempre il medesimo: terrificante.
A questo punto, mi viene da essere brutale: suonate dal 2002 o giù di lì e, nonostante ciò, il vostro secondo album è un fallimento? Bene, lasciate stare. O cambiate COMPLETAMENTE modo di fare e d’intendere la musica, o per favore, lasciate che quest’ultima sia solo un hobby a tempo perso. La scena musicale italiana non è così penosa, non penso che troverete facilmente una band che sia peggio di voi, dopo così tanti anni di esperienza. Capisco che l’Italia sia un paese di tali e cotanti mediocri che giustamente chiunque pensa ‘beh, e perché io no?’, ma almeno non aspettatevi degli elogi!
E se vi sembra che sia stato troppo cattivo, datemi retta, non lo sono stato.
Voto: 2
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