(Rune Grammofone 2008)
Se amate l’improvvisazione ma siete stufi di ascoltare le solite cose che rientrano in questo genere, allora “Eco, Arches & Eras” degli Huntsville è il disco che fa per voi. La formazione norvegese composta da Ivar Grydeland (chitarre, banjo, pedal steel e strumenti vari), Tonny Kluften (double bass e strumenti vari) e Ingar Zach (percussioni, tabla machine, sarangi box, shruti box e strumenti vari), ha infatti realizzato un disco improv, diviso in due CD, in cui a spiccare è l’elemento percussionistico.
Prendiamo ad esempio i primi due pezzi, Lancet ed Eco, che si susseguono senza soluzione di continuità. Zach e l’ospite aggiunto Glenn Kotche con i loro tamburi creano un vortice ritmico ipnotico al quale è assolutamente impossibile sottrarsi. Gli interventi delle chitarre (una delle sei corde è qui di Nels Cline) oscillano tra il fingerpicking acustico e lo strumming elettrico tendente al noise. La tensione si rallenta e sale continuamente, fino a che la tessitura minimale ha un cedimento, sbanda potremmo dire, come se improvvisamente i musicisti fossero in preda ad una sbornia. E dal caos emergono i rintocchi del banjo che, supportato dal borbottio di fondo di una chitarra elettrica, pone fine, dopo oltre venti minuti, al trip.
La successiva Ogee è invece basata su un fraseggio di chitarra acustica accompagnata dal basso e da qualche timido rintocco di percussioni, con sul fondo sempre un pizzico di elettronica. In Arrow And Rain compare persino un piano elettrico che, sopra il solito diluvio percussionistico, dialoga con un banjo fino a che non resta solo quest’ultimo ad eseguire i passaggi finali. L’improv acustica di Tudor chiude il primo CD.
Il secondo contiene un solo, lungo (oltre cinquantaquattro minuti) brano, Eras, registrato live al Kongsberg Jazz Festival nel 2007, in cui sono presenti, fusi assieme, tutti gli elementi dell’arte degli Huntsville: percussioni tribali, fraseggi di chitarra (acustica ed elettrica) ora timidi e informi, ora aggressivi, banjo e rumorismi vari – il tutto al servizio della creazione di un’atmosfera ultra dilatata.
Come si sarà capito, “Eco, Arches & Eras” non è assolutamente un disco di facile fruizione. Ma l’originalità dell’operazione e l’intelligenza tecnico-compositiva di Grydeland, Kluften e Zach merita sicuramente che si faccia uno sforzo.
Voto: 8
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