Seeded Plain ‘Land Tracts’


(Featherspines 2009)

Seeded Plain è una delle creature di Bryan Day (qui accompagnato da Jay Kreimer), figura abbastanza sui generis nel panorama della musica avanguardistica americana. Da ormai dodici anni il nostro costruisce strumenti musicali di vario genere partendo da hardware di computer, sintetizzatori, chitarre rotte e attrezzi simili per creare strumenti del tutto nuovi, votati a una musica che chiamare tale è già uno sforzo notevole.

Pur diviso in sei tracce, questa ora abbondante di suoni è un continuum di sferragliamenti ciclici, droni taglienti, echi mortiferi all’insegna della destrutturazione più totale del concetto comune di musica. E’ rumorismo puro, il trionfo della meccanica sulla melodia, dell’improvvisazione pura sul meditabondo mondo della perfezione sonora: la sensazione che si avverte è quella di una catastrofe che ha travolto tutto, lasciando brandelli di muro qua e là dai quali spuntano ora un’antenna spezzata, ora una televisione sfrigolante, ora il rantolo di qualche essere vivente. Tutto è caos, brodo primordiale inestricabile, insondabile, stridente.

Come giudicare un lavoro del genere? Questo è il suono della morte, dell’aldilà, della fine dell’universo; ma cosa ne sappiamo noi di tutto ciò? Troppo estremo per essere vero.

Voto: 6

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