(Innova 2009)
Yuanlin Chen è uno dei tanti compositori cinesi che hanno studiato, oltre che la musica tradizionale del loro paese d’origine, anche la musica occidentale; che hanno viaggiato alla conoscenza di nuovi e vecchi mondi culturali; che hanno cercato di fondere musicalmente tradizioni e culture diverse. Egli però, allo stesso tempo, non è uno dei tanti. Se è innegabile riscontrare un’influenza esercitata su di lui da Tan Dun, vero capostipite di una musica classica cross-over, che varca i confini geografici e stilistici senza rinunciare a una buona dose di sperimentalismo, ciononostante Yuanlin Chen possiede una propria personale cifra stilistica: nelle sue composizioni la fusione timbrica ottenuta tramite l’unione di strumenti orientali con strumenti occidentali, o anche attraverso un uso non convenzionale di questi ultimi, si sposa a una sintesi di linguaggi, di umori, di atmosfere, sì da donare ai brani stessi un carattere assolutamente nuovo e inedito. Soprattutto, ciò che mi colpisce della musica di Yen è la sua capacità di riprodurre − vuoi per l’alternanza di passaggi ritmicamente e contrappuntisticamente densi ad altri più distesi e piani, vuoi per l’intrecciarsi di melodie sempre cangianti, vuoi per il mescolarsi pirotecnico di colori e suoni − la vita in tutta la sua varietà, imprevedibilità, intensità. Ascoltare la musica di Chen equivale a compiere un viaggio il cui senso principale sta non tanto nel traguardo verso il quale ci conduce, ma nel percorso che grazie ad esso affrontiamo, e che accresce ogni volta la nostra esperienza.
Voto: 10
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