(Setola Di Maiale 2009)
Newtone 2060, è sigla di quelle che non passano, e
vanno.
Più che altro, visti i tempi che corrono, “Newtone
2060”, si presenta come zona sviluppo criticità
assortite.
Cristiano Calcagnile (batteria, oggetti e
strumenti etnici), Marco Albert (voce, effetti, laptop e
sampler), Salvatore Sammartino (sfregi vinilici).
La
loro pratica comune è un bel cazzotto nello stomaco.
Fiammate
ritmiche secche, fra jazz e funk, che si accendono spontanee durante
il rovistar fra macerie emotive quotidiane.
Di deriva impro
senz’altro.
Eppure, di impro, come vien comunemente intesa, da
queste parti poco o nulla troverete.
Un suono compatto ed
ulcerato, che avanza fra lande desolate, spazzate da onde
sinusoidali, una radio gracchiante come un ricordo senza più
nessuna ancora a trattenerlo, ed un rimestio continuo di metalli e
cocci che cadono al suolo fragorosamente.
Newtone 2060 è
una bolla bituminosa in fase di emissione gas.
O anche un fil di
fumo ad incendio oramai spento da tempo.
Un gioco di sguardi cupi,
compiaciuti dell’assenza umana all’interno del
panorama.
Semplicemente, paiono indecisi, fra il rimetter ordine
o giocare con i cocci, di una catastrofe già ampiamente
avvenuta.
Riccioli d’oro, finisce schiacciata da un tir; logico
sarebbe finita cosi.
Loro ripuliscono le traccie dell’avvenuto
incidente, ed allestiscono anche una commemorazione senza averla mai
conosciuta personalmente.
Il quadro che se ne ottiene, è un
sibilo ringhioso trattenuto, calato in una visione disturbante e
senza rimedio.
La spinta propulsiva di Calcagnile è varia e
sottilmente clamorosa, una serie di progressioni pistatissime e
stridori metallici, che si alternano ad etnicismi, rivisitati in
salsa corrosiva.
Albert è fissità elettronica che
prova ad involarsi senza mai riuscirci, una partita a carte infinita,
con la signora frustrazione sudata e sfinita.
Sammartino spande
ricordi vari, che, si deformano in un’amara smorfia beffarda
(Santana,
Sonic Youth,
una hit anni ottanta, una maceria vale l’altra…).
Zapping
emotivo, grezzo e viscerale (fra perdita di memoria ed astio
montante. Ferdi
e Floriana
del GF,
sbracati su un divano, con Archie
Shepp incastrato nel
mezzo. L’oggi, è più buio di quel che puoi
immaginar…).
Alla lontana, Ground
Zero, se ci butti una
chitarra dentro, forse Foodsoon
ma non ci siamo.
Con
questa faccia da straniero, ho attraversato la mia vita senza sapere
dove andare….(in
apertura di Progression
III),
senz’altro d’accordo in questo caso.
E lo scompaginar le carte,
porta alla luce un battito minimal, vicino a casa For
4 Ears
od un’ellissi mooolto
Brinkmann.
Ed
ecco che la faccenda si complica di nuovo.
Suona imperfetto, se ne
può non afferrare il bandolo mandandoli a cagare;
eppure…
Eppure, in casa Setola,
di progetti analoghi, non se ne intravedono (anche da altre parti a
dir il vero…).
Calcagnile ritma sui metalli (If
You Dare),
l’elettronica si scompone, affiora un blues, la puntina s’inceppa
sull’epidermide.
Più di un incontro casuale.
Fra i
migliori del 2009.
Il loro futuro, è strettamente correlato
con, ansia tensione ed urgenza.
Voto: 8
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