(Setola Di Maiale 2008)
Registrato fra il 2007 ed il 2008 a New York (città dove
vive da anni, dopo aver lasciato la Polonia), questo primo lavoro di
Ela Orleans, stupisce, per qualità e varietà, di
soluzioni e suggestioni.
Ela Orleans, è nome intercettato
con i pop Hassle Hound, che potrebbe far sobbalzare non pochi
e non poco.
Indaffarata, fra teatro, ed intrecci con la scena
noise/sperimentale della grande mela, spiazza e confonde
piacevolmente.
Da violino, chitarra elettrica, voce, pianoforte,
campionatore, sei tracce, e la sua collezione di dischi, strizza
fuori undici brani, che passano disinvoltamente, dal pop vintage al
kraut, dal minimalismo di deriva storica ad una visione di
frontiera, folk e sottilmente sballata e lisergica.
Bello
veramente!
Echi singolari e suggestioni importanti.
Ad occhio e
croce, Can, Steve Reich e Terry Riley, Robert
Wyatt ed i Faust, i Velvet e gli Stereolab,
Zeena Parkins, Syd Barrett, il surf e gli
Opal.
Dell’altro, che resta impigliato sulla punta delle
dita.
Dall’enigma circolare dell’iniziale Low Sun, passando
per la svagatezza di Elegy, i vagabondaggi malinconici
sotto un sole calante, di Four, Pattern In Situation
(strepitosa e di commovente
midolloWyatt), Time Machine, le discese sospese, alla
Tuxedomoon di High Moon, il quadro esposto, risulta
sempre sfuggente e zeppo di idee intriganti, martellate in low
fidelity.
Dice di se stessa: Sono ispirata dalle onde radio,
dal rumore ambientale, dalle conversazioni, dalla routine quotidiana,
dalla letteratura e dalla fisicità di suonare uno
strumento.
Tutto vero, aggiungerei, il miagolio dei mici in
amore, ed il martellare del ritmo cardiaco nelle orecchie, ascoltato
in una giornata afosa, con i grilli di sottofondo.
Una delle più
singolari uscite in casa Setola Di Maiale.
Fra le più
belle e sbiellate.
Malinconia, sottilmente ironica e
saltellante
Da ascoltare e riascoltare.
Voto: 8
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