(Anti 2009)
Jason Lytle è stato l’anima di quel delizioso compromesso tra cantautorato folk, indie, elettronica e psichedelia che rispondeva al nome di Grandaddy. Nell’anno di grazia 1992, infatti, il cantante/chitarrista, assieme a Kevin Garcia (basso) e Aaron Burtch (batteria) – tutti provenienti dalla piccola cittadina di provincia dal nome emblematico, Modesto (California) – diede vita al nucleo centrale della band, cui più tardi si aggiunsero il chitarrista Jim Fairchild e il tastierista Tim Dryden. La formazione si sciolse nel 2006, ma fece in tempo a consegnare alle stampe almeno un gran bel disco, “The Sophtware Slump”. Ora, dopo uno iato di tre anni, ecco ricomparire Lytle con il suo primo lavoro solista, “Yours Truly, The Commuter”.
L’album è essenzialmente una raccolta di ballate pop caratterizzate da melodie delicate affidate prevalentemente al piano o alla chitarra acustica, impreziosite da ben calibrati arrangiamenti orchestrali e da sapienti tocchi di tastiere “spaziali”. Nonostante la presenza di ottime canzoni – Yours Truly, The Commuter, Brand New Sun, I Am Lost (And the Moment Cannot Last), Birds Encouraged Him, Fürget It, This Song Is The Mute Button ed il trittico finale You’re Too Gone, Flying Thru Canyons e Here For Good – al disco manca la capacità di metterti ko. Lytle, insomma, si dimostra un grande artigiano, ma i tempi del genio di “The Sophtware Slump” sembrano ormai passati.
Speriamo di essere smentiti al più presto.
Voto: 7
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