(Innova 2009)
Fast Jump è un eccitante viaggio nel mondo della musica contemporanea per pianoforte, eseguita con straordinario talento da Danny Holt. Dei cinque compositori presenti nel cd, due sono mie vecchie conoscenze. Graham Fitkin è uno dei miei autori contemporanei preferiti. Di lui apprezzo in modo particolare i brani per pianoforte, strumento che egli stesso suona, in quanto in essi emerge con particolare nitidezza e forza la chiarezza di pensiero e l’energia ritmica che caratterizzano la sua poetica. Il brano qui contenuto non fa eccezione: Relent è anzi forse il brano più aggressivo che egli abbia finora composto, in virtù del suo incedere ritmico martellante, senza posa, talvolta spigoloso ma per lo più trascinante e pieno di brio. A questo brano possiamo forse accostare In time of Desperation di Caleb Burhans, il quale elabora con grande incisività e economia di mezzi un tema che potrebbe essere stato scritto dai Depeche Mode, e che si imprime ben presto nella memoria dell’ascoltatore. L’altro autore qui presente e a me ben familiare è David Lang, il quale ha negli anni sviluppato uno stile in cui frammenti tematici delicati e lievemente malinconici si susseguono in maniera ripetitiva ma mai eguale. Questa tecnica della “ripetizione imperfetta”, da lui adottata a partire dal cupo e metropolitano Cheating, Lying, Stealing (scritto anni or sono per i “suoi” Bang on a Can”), dona a questi Memory Pieces (anche a quelli apparentemente più dinamici) per pianoforte un’atmosfera sospesa, nostalgica, ricca di sfumature minute dietro cui i ricordi si nascondono, pronti a riemergere solo per brevi istanti, per poi essere riassorbiti nello scorrere della musica, del tempo, della vita. Senza fare troppe forzature, possiamo avvicinare a questa composizione Ripple di Jasha Naverson, la quale crea un’atmosfera ambient e rarefatta, priva però di quelle tensioni che rendono l’opera di Lang molto più interessante. Ma è forse il brano che dà il titolo al cd a costituirne il pezzo più pregiato. Fast Jump di Lona Kozik è una raccolta di studi che prosegue la tradizione degli studi di Schumann, Liszt, Debussy, e soprattutto Ligeti. Come quest’ultimo, infatti, Kozik sperimenta la fusione di linguaggi diversi tra loro, come l’impressionismo, il jazz, la musica africana, il minimalismo, pervenendo a risultati davvero eccellenti per la continua profusione di idee e per la perenne vitalità di cui ciascuno studio è pervaso.
Voto: 10
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