Törst ‘Po(p)tential’


(Autoprodotto 2008)

“Po(p)tential” è il nono album dei salernitani (d’origine, ma ormai vagabondi sul suolo italico) Törst, ormai un piccolo fenomeno cult nell’underground italico con la loro decennale esperienza su e giù per lo stivale. Fenomeno non tanto per le dimensioni del gruppo dei loro adepti, ma per il livello della loro produzione dal respiro internazionale, accostabile a tratti al post – rock, a tratti all’ambient versante kranky, ma sempre in territori strettamente electro – folk, vicina, tra le band italiane, a quella degli Above The Tree.

Come suggerisce il titolo dell’album, le cinque tracce dell’album usano il cavallo di Troia della melodia accattivante, del ritornello che si stampa in mente per veicolare una musica multi – sfaccettata, emotiva, sognante. Anche la copertina suggerisce una lettura di questo tipo: il dipinto di Lichtenstein, esponente di spicco della Pop Art (di nuovo la cultura pop come riferimento), instilla l’idea di una forma d’arte che attraverso mezzi e tecniche “popolari”, più accessibili, cerca di raggiungere il maggior numero possibile di seguaci.

Così i Törst si muovono proprio in questa direzione: la forma pop è il vestitino esteriore che copre un’idea artistica volta alla sperimentazione e alla ricerca sonora attraverso l’uso (in questo disco meno spinto che nei precedenti) di svariati strumenti musicali.

Nemmeno un quarto d’ora di musica, aperti da What Really Matters, con cantato a – là Ex Otago sciolti in sonnifero accompagnato da volteggi di chitarre acustiche e accenni elettronici minimali non lontani da certi Mùm. In The Long Run, se possibile, si assottiglia ancor di più, aggrappandosi ai veleggiamenti tremolanti della chitarra che rendono l’atmosfera dimessa e ma ribollente di gorgheggi lontani quasi impercettibili. Bad Karma rallenta ulteriormente il ritmo ma si appoggia ad un ritornello che furbescamente penetra nei meandri dell’orecchio anche meno attento. Mmmhhhh, It’s Törst Again è un breve strumentale di poco più di un minuto dal passo più andante in cui chitarra e fischio duettano creando una sinuosa melodia. A chiudere il lavoro abbiamo Keen On Me, sogno in slow motion che rievoca in lontananza i Red House Painters.

I Törst “svendono” una parte della loro anima per cercare di rendere più accessibile il loro lavoro e, se aiutati da una buona distribuzione, sicuramente i nostri faranno centro. Comunque è uno scandalo che una band con tali qualità e un’esperienza decennale non riesca a trovare una produzione adeguata sul suolo italiano. Speriamo non sia il preludio ad un’altra fuga dall’Italia.

Voto: 8

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