(4 ½ Records 2009)
Nato (musicalmente parlando) in epoca punk/new wave, l’inglese Elvis Costello (all’anagrafe Declan McManus) rappresenta indubbiamente uno dei songwriter più eclettici ed intelligenti degli ultimi trent’anni. Durante tutto l’arco della sua carriera l’occhialuto “angry young man” ha esplorato con disinvoltura il pub rock, il punk, la new wave, il country, il soul, il jazz, il pop, il reggae e chi più ne ha più ne metta, consegnando alla storia della musica album memorabili come la tripletta iniziale “My Aim Is True” (1977), “This Year’s Model” (1978), “Armed Forces” (1979) o i successivi “Imperial Bedroom” (1982), “The Juliet Letters” (1993) e “Painted From Memory” (1998), quest’ultimo nato dalla collaborazione con il grande Burt Bacharach – oltre ovviamente ad un’altra manciata di dischi non da “hall of fame” ma indubbiamente di gran classe.
“Secret, Profane è Sugarcane” segue di solo dodici mesi il precedente “Momofoku”, ma la differenza tra i due lavori è netta. Se il secondo era un tentativo (riuscito) di ritornare alla ruvidezza delle origini dopo quella miscela di rock, blues, country e folk che contrassegnava “The Delivery Man” (2004) o il jazz orchestrale di “My Flame Burns Blue” (2006), quest’ultimo capitolo della discografia costelliana è invece una raccolta di delicate ballad country tra le quali svettano Down among the wines and spirits, Complicated shadows (un omaggio a Johnny “Man in black” Cash), I felt the chill before the winter came (cantata con Loretta Lynn), Changing partners (cover di Bing Crosby), She handed me a mirror e The crooked line (in coppia con Emmylou Harris). Non mancano poi alcuni buoni spunti swinganti, come My all time doll e Sulphur to Sugarcane.
Il risultato è un disco piacevole, ben arrangiato e suonato, ma che non aggiunge niente di nuovo né alla discografia di Costello né al genere in se. Fan avvisati…
Voto: 6
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