(Jestrai 2009)
C’erano una volta gli Ulan Bator, che chissà che fine hanno fatto, ma per fortuna il loro deus ex machina, quel tale Amaury Cambuzat, non si è dato per vinto, così improvvisamente, e soprattutto con una promozione vicina allo zero ha messo su questo nuovo ensemble, che deve molto tanto al krautrock, quanto alla psichedelia noise, cui il nostro ci ha abbondantemente abituati nella sua precedente vita musicale. Considerate che Cambuzat è entrato, come membro aggiunto, nei Faust quando si esibiscono dal vivo.
“The science of chaotic solutions” è stato registrato nel mitico Red House Recordings di Senigallia ed è molto complesso e se volete anche complicato.
L’approccio al sound dei Chaos physique non è immediato, ma al contrario molto cerebrale, anche se questo disco viene ascoltato al buio e soprattutto a tarda notte, trasmette un’intensità emotiva, che ha un sapore quasi mistico. In queste otto tracce Cambuzat sperimenta molto più di quanto abbia fatto finora, andando ben oltre i canoni del post rock. Curiosa questa sua esigenza, che trova soddisfazione nei meandri di momenti altamente eterei e tribali, ma anche percussivi ed incalzanti. In alcune occasioni il musicista francese preferisce mettere sotto acido le proprie chitarre oppure dare uno stampo epico ad alcune composizioni. Insomma un disco tutto da scoprire e che vi assicuro non vi lascerà indifferenti.
Voto: 8
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