(Ultra Hertz 2009)
Questi quattro romani sanno suonare, conoscono molto bene la musica e lo vogliono dimostrare. Tuttavia, il rischio alla lunga è che risultino un po’ freddini. Tecnicamente ineccepibili nel loro modo di esprimersi con un progressive di questi cazzo di anni zero, decisamente innovativo e che sconfina a volte con il post rock dei Tortoise e nelle perfezioni matematiche dei Battles.
I titoli poi sono di sicuro impatto, ma d’altronde lo stesso nome che si sono scelti non lascia indifferenti. In ogni caso titoli come Sono tempi d’oro per Mastella o Serena Ghandi, non lasciano indifferenti.
Passiamo ad analizzare come scandiscono il loro sound. C’è da fare in primo luogo una considerazione, molto spesso i quattro romani sanno molto bene cambiare ritmica e registro stilistico, così la stessa Serena Ghandi parte con giri circolari per poi intensificarsi con affondi ritmici vorticosi ed irrefrenabili al confine tra certo math cervellotico e l’hard rock. Rembrandt, invece, dopo un inizio incostante con saltelli, accelerazioni, cerebralità assortite, va verso le dilatazioni tanto care ai Tortoise. Per Spada laser fortissimo, invece, i Dispositivo si immergono nel progressive più puro e dimostrano tutta la loro passione per le commistioni con il jazz.
Nel complesso il lavoro è ben confezionato ed ottimamente suonato, quello che manca è una sufficiente comunicativa con l’ascoltatore, dato che troppo spesso i Dispositivo suonano per loro stessi.
Voto: 6
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