(Mercury 2009)
Ogni uscita di Mark Knopfler, geniale chitarrista, compositore e leader dei mai troppo apprezzati Dire Straits, merita di essere ascoltata con attenzione. E non solo per le notevoli qualità di guitar player del nostro, ma anche per il suo talento di songrwriter, limpido e cristallino, segnato da una poesia dell’umile e del quotidiano che non ha forse uaguali al giorno d’oggi.
“Get Lucky”, settimo lavoro da solista di Knopfler (se si eccettuano le numerose colonne sonore realizzate per il cinema), è un album che si colloca lungo la scia del predecessore “Kill To Get Crimson”. A farla da padrone è ancora la dimensione più smaccatamente folk, cui tuttavia si aggiungono venature celtiche, un pizzico di blues e di rock, con interventi solistici ridotti allo stretto necessario (ma quantitativamente e qualitativamente superiori a quelli che impreziosivano i brani del precedente lavoro). Tra i momenti migliori, la splendida Hard Shoulder, un’autentica carezza, il blues rock dylaniano di You Can’t Beat The House, la struggente Before Gas And Tv, Get Lucky, dal marchio decisamente folk, So Far From The Clyde, caratterizzata da preziosi interventi di chitarra elettrica, e la commossa (e magnifica) dedica di Piper To The End ad uno zio suonatore di cornamusa dell’esercito scozzese morto in battaglia nel 1940 all’età di soli vent’anni.
Peccato per Monteleone (ispirata alla figura del grande liutaio newyorkese John Monteleone), che in un paio di versi cita alla lettera (leggi: autoplagia) una precendente composizione di Knopfler, Heart Full Of Holes, contenuta in “Kill To Get Crimson” e per Remebrance Day, leggermente guastata da un coro di bambini sul finale: senza queste imperfezioni, sarebbero stati tra i masterpiece dell’LP.
Non sarà all’altezza di “The Ragpicker Dream”, forse il capolavoro del Knopfler solista, ma “Get Lucky” è sicuramente un ottimo disco: il mood delle composizioni è caldo e avvolgente, l’esecuzione strumentale (come al solito) eccellente da parte di tutti i membri della band (di cui fanno parte musicisti del calibro di Richard Bennett, Danny Cummings, Guy Fletcher, John McCusker, Matt Rollings e Glenn Worf) e la fattura del songwriting impagabile.
Ancora un altro centro per il vecchio Mark, insomma.
Voto: 7
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