(Schole 2009)
Un po’ Sigur Ros, un po’ Sakamoto, un po’ Erik Satie: i riferimenti che si possono fare per il progetto discografico di Motohiro Nakashima sono certamente di prim’ordine. Ma siamo davvero su quei livelli? Non proprio. C’è, sì, una staticità apparente e sensuale, un’atmosfera delicatamente malinconica, una certa raffinatezza sonora che accomuna Nakashima agli autori citati. E però: un disco fatto di accordi lenti e ripetuti, di melodie dolci e contenute, di assenza pressoché totale di accelerazioni ritmiche, è difficile da sostenere, se non si ha una certa solidità compositiva. Manca, in questo cd, quel quid per cui Nakashima non arriva al livello di un Sakamoto, e rischia quindi talvolta di scivolare nella New Age più banale.
Voto: 5
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