(Nomadism/Nagual 2009)
Esordio discografico per i Disorder, quintetto attivo da parecchi anni sul suolo marchigiano col nome di Abnormal e che ora riesce ad entrare nel mondo della discografia con questo “No Regret”, un disco dalle atmosfere dark e oscure ma non depresso, anzi molto potente e tagliente, figlio delle sonorità new wave (già il nome del gruppo è un chiaro riferimento ai numi tutelari Joy Division) e dell’indie-rock più cupo degli anni ’90, con uno sguardo interessato al ghost-rock dei Piano Magic.
Album sostanzioso, denso, citazionista ma senza scopiazzature, che ammalia sin dall’intro (un minuto abbondante di vagiti electro-industriali di cui sarebbero fieri i Radiohead del periodo “Kid A-Amnesiac”) e procede con passo deciso ma lisergico per tutti i quaranta minuti di durata. On My Ride si stende oppressa e opprimente come un sordo lamento mortale, prima che il singolo di lancio The Abnormal (il pezzo più smaccatamente indie-rock del disco) trasformi questo urlo in rabbia gracchiante e abrasiva. Here It Comes si stende su un tappeto robusto di chitarre che la rende corposa e possente, mentre You’re Blind accende un po’ di luce fredda nel mondo gotico del quintetto. In Absence echi ectoplasmatici popolano una melodia più sognante ma comunque potente. Swingin’ Around è un arabesco sinuoso e fluttuante dimesso che apre le porte alle fluttuazioni oniriche di All The Love, lunga cavalcata elettrica dai contorni sfocati. In chiusura troviamo la title track, con un attacco sferragliante da incubo industriale e sviluppo dilatato e progressivamente sempre più spesso, come un sogno che si tinge di nero e diventa realtà.
Un disco omogeneo, compatto ma non monocorde, che si inserisce nella corrente della cosiddetta new new wave che in Italia non ha troppo attecchito. Sfruttando di più la parte elettronica ne potrebbe venir fuori qualcosa di meraviglioso. Comunque una piacevole scoperta nel sottobosco marchigiano.
Voto: 7
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