(Persian Surgery/Outline 2009)
E’ passato poco più di un annetto dall’ep di esordio “A Minor Quarrel” che aveva segnato il debutto discografico del progetto Levis Hostel, che ritroviamo Ezio Piermattei e i suoi compagni di ventura alla prova della lunga distanza. Se all’esordio era evidente un cordone ombelicale che collegava i nostri a David Bowie e agli Stone Roses, il quintetto stavolta sembra meno legato a quegli stilemi e si avvicina di più a un alt-pop più tardo-pavementiano (non a caso chiude il disco la cover di Stephen Malkmus e soci Here, resa più ariosa, quasi sinfonica) a tratti non dissimile dai nostrani Yuppie Flu, sempre però filtrati attraverso il glam del Duca Bianco.
A emergere è una sottile vena psichedelica che lega molte delle tracce dell’album, cui fanno da eccezione Pink Cocoon, composizione ambientale dilatata posta a metà disco a spezzare il mood generalmente spensierato dell’album inghiottendoci in un vortice di feedback ipnotici ronzanti, e appunto la conclusiva Here, che il Piermattei inserisce senza forzature nel disco inglobandola nello stile del disco senza però stravolgere la delicatezza straziata dell’originale.
I Levis Hostel mostrano una gran voglia di cercare un sound personale, ma il risultato, per quanto piacevole, è raggiunto solo in parte. Disco ancora troppo citazionista, inoltre Pink Cocoon sembra buttata a metà disco come puro riempitivo. Sufficiente, nulla più per ora.
Voto: 6
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