(Motherfuckart 2009)
Oltre al fatto che si chiami Gabriele e che viene da Milano non ho capito molto altro di Mu. Le sue composizioni strampalate e minimali tradiscono svariate influenze: il cantautorato dolente e surreale de Le Luci Della Centrale Elettrica (ascoltate E’ Successo Qualcosa), il pastiche folktronico di Beck (Mio Fratello Inferno è una pessima scopiazzatura di Loser), ma anche il country e il blues fanno capolino qua e là, creando un disco dalle atmosfere cupe ma non desolanti, tra sorrisi a mezza bocca e inni carichi di inquietudine.
Tanta carne al fuoco quella messa dal cantautore meneghino: dal folk rappato (Nastro Isolante) alla dolenza cantautorale dark-folk (L’Atomica Nel Pozzo, Chetamina) finanche al blues-rock (Mostro, Mulo, quest’ultima una delle tracce meglio riuscite dell’album, tra ritmi sincopati e una voce che sembra venire dall’inferno) e all’elettronica cupa e oppressiva a-là Bachi Da Pietra (Ohm), senza la minima soluzione di continuità ma sempre con testi poetici e evocativi senza risultare barocchi e fini a sé stessi.
Si vede che Mu ha messo dentro tutto se stesso in questo disco, andando forse anche oltre, cioè riversando dentro di tutto senza distinzioni. Un disco fuori fuoco, ma che ci presenta un artista dalle grandi potenzialità.
Voto: 7
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