(Autoprodotto 2009)
La seconda uscita dei maceratesi Nevroshockingiochi (a 5 anni dall’esordio “La finzione Necessaria”) è di quelle che non può lasciare indifferenti. Per citare le parole dello stesso gruppo, è “la vittoria della follia”, incanalata, se così vogliamo dire, sui binari di un post-rock talvolta più ruvido e violento, vicino quasi all’hardocre (l’iniziale AtaviTV, Il Mio Più Bel Risveglio, Con Dignità) talvolta più dilatato e psichedelico, contaminato da ronzii sintetici (San Sebastiano, La Piccola e Losca Bottega di Filiberto, Pari!).
Si sentono vagheggiamenti noise, le lezioni dei Massimo Volume (ascoltare Il Matto e la Morte, con testo di Dario Fo recitato con tono cadenzato ai limiti del rap), i deliri di Mike Patton, l’oscurità industriale dei Nine Inch Nails, ma benché tutti questi elementi facciano capolino qua e là, la sostanza dei fatti è ben diversa, unica nella sua teatralità sghemba e inafferrabile ma gravida di bollori ancestrali: basta lasciarsi trasportare dalle poderose rullate che scandiscono il passo di Sig. Primogiorno per sentirsi trasportati al centro di un rito atavico, circondati da presenza sintetiche che ronzano in circolo e a turno affondano il loro pungiglione nel nostro orecchio. Un mondo buio, popolato di figure mostruose che interagiscono col nostro cervello come un incubo nelle nostre peggiori notti, un film horror nel quale, benché consci della sua finzionalità, ci lasciamo andare disponendoci ad essere impauriti.
Difficile capire come un disco di tale portata possa essere ancora nascosto nel sottobosco marchigiano. E qui mi rivolgo alle case discografiche di tutto il mondo: che aspettate a firmare un gruppo tanto maturo nel sound (anche se non manca qualche caduta di stile: penso a L’Inetto, scialba nel contesto più sperimentale del disco) quanto ancora nel pieno della propria creatività?
Voto: 8
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