(Cuneiform 2009)
Compositore e batterista, il parigino Patrick Forgas,
spinge la carretta da una trentina buona d’anni.
Dal suo esordio
(l’album “Cocktail”, del 1977, con membri di Magma
e Zao), sino a questo “L’Axe Du Fou”, sempre
all’insegna, di un sofisticato linguaggio, jazz/prog/fusion.
La
quarta uscita, per la sua Forgas Band Phenomena, esibisce una
scrittura complessa, che si barcamena, fra il più ed il meno,
di un movimento, planetariamente consistente, ma dalle evoluzioni
stilistiche, praticamente di marmo.
Ma “L’Axe Du Fou”,
riesce ad essere sufficientemente intrigante e non letale.
Fra un
accenno a Zappa, una strizzatina d’occhio a Jean-Luc Ponty
ed un rombare alla Soft Machine, il panorama che si delinea
nei quattro brani che compongono l’album, è piuttosto
gradevole, e non ci induce a saltare dalla finestra aperta.
Si
comincia bene con La Clef.
Botta settanta, bellissimo
violino (Karolina Mlodecka), ritmo incalzante tentacolare,
fiati in passerella mediterranea (Sébastien Trognon e
Dimitri Alexaline).
Le cose s’intoppano con la successiva
L’Axe Du Fou, che si complica la vita, avventurandosi nei
meandri del sottobosco, per non uscirne più.
Virtuosa,
melodiosa, ma con un’insopportabile chitarra a flagellar il tutto, e
qualche etto di ego di troppo in genere.
Ma piace questo lavoro,
sopratutto perché, la Forgas Band Phenomena, non concede
nulla, agli stracci multicolori del sentire e riproporre, tipo Ozric
(buco nero sul serio quello…).
Piuttosto, si fanno i conti, con
un linguaggio generalmente ben oltre l’agonia, senza cedere alla
tentazione di mostrare i muscoli (virtuosismi tronfi, distorsioni
imperiose e via dicendo…).
Si adopera semplicemente il
buongusto, creando quadretti bucolici evocativi, costantemente
ispirati (in media due su tre), e sopratutto, integri (nessuna
forzatura posticcia, nessun effetto speciale).
E nell’urgenza
essenziale esposta, fra un intrigo ritmico e l’altro, vengon meno,
tutti i tremendi post a cui siam abituati (e da cui fuggiamo),
compresi elfi, gnomi e principesse.
Essenziale ed onesto.
E
molto meno panzone di tanti altri
Dunque piacevole (anche per un
mostrone come me).
Voto: 7
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