(El Gallo Rojo 2008)
L’apertura basisce, Pyramid Song dei Radiohead,
esposta in voluttuosa caduta, jazz/blues/avant.
Hai il tempo di
poggiar la fronte sul vetro freddo della finestra, staccarlo, ed
osservar la patina che lasci, sparire.
Dopo, tendi a sobbalzar di
nuovo.
Silvia Donati alla voce, Alfonso Santimone al
piano e laptop, Alessandro Fedrigo, al basso acustico,
elettrico ed effetti, Gianni Bertoncini alla batteria.
Son
lo Standhard 3Io (e Silvia Donati appunto…), e, dipenderà
da loro, ne potrebbero dir delle belle, in uno strambissimo e
raffinatissimo ambito, avant pop/jazz, con scivolate blues/noir da
scapicollo post Mingus.
Alla loro seconda uscita (il
precedente, era “Singin’ in the Brain”), alternando brani
originali e materiali altrui (dai Radiohead a Stevie Wonder,
da Duke Ellington a Jobim, da Sakamoto a Steve
Coleman), lo Standard 3Io, si lancia in un’opera di
reinterpretazione di possibili standard (appunto), in equilibrio fra
futuribili cromature ed ipotesi torch song.
E l’iniziale Pyramid
Song, con l’altrettanto inaspettata Risky di Sakamoto,
divengono i punti su cui rifletter maggiormente.
Dove, l’usuale
territorio nostrano, pare incrinarsi, per lasciar fuggire via, un
refolo, che meriterebbe un’attenzione maggiore, per le capacità
esposte.
La Donati, si contrae ed espande, utilizzando un
registro, che rimanda dritti filati, a Patty Waters, alle
classiche voci blues, alla Meredith Monk e a Sidsel
Endresen.
Ed è una stretta al cuore, che gli strumenti
aggiustano e destabilizzano di continuo, portando l’impulso ad esser
sempre a metà strada, fra ricerca e fisicità (la Garota
De Ipanema nevrotizzata nella frammentazione
ritmico/pianistica).
Nella madeirana Alèm, lo spleen
Brecht / Weill di Dagmar Krause fra le pieghe.
Potrebbero essere linciati in alcuni club.
Dovranno starci
attenti, se decideranno di romper le catene di nostrana
routine.
Complimenti scossi; stupore.
Voto: 8
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