Jennifer Clement ‘Il fascino del veleno’

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Di Marco Loprete

marcoloprete@libero.it

Sembra proprio che non si possa ambientare una storia in America Latina senza ricorrere a quell’ormai fastidiosissimo topos del “realismo magico”. Questa formula, caratteristica peculiare di molta letteratura sudamericana (si pensi, ad esempio, al magnifico “Cent’anni di solitudine” di Gabriel Garcia Marquez), è ormai talmente tanto abusata da essere svuotata di qualsiasi fascino e ridotta a mero stereotipo. Jennifer Clement, statunitense, non sfugge a questa (triste) regola. Il suo “Il fascino del veleno” è, da questo punto di vista, quanto di più prevedibile e manierato ci sia.

Protagonista della vicenda narrata la giovane Emily. La ragazza vive a Città del Messico assieme al padre (la madre è misteriosamente scomparsa anni prima) ed occasionalmente dà una mano nell’orfanotrofio fondato dalla sua bisnonna e gestito dall’imponente e bonaria suor Agata. A sconvolgere la placida esistenza di Emily (che sin da bambina coltiva la passione per le vite dei santi e le storie di donne assassine di cui conserva ritagli di giornale) ci penserà l’arrivo di un cugino, col quale intreccerà ben presto una relazione che condurrà ad una sconvolgente scoperta e ad un drammatico epilogo.

Non possiamo essere più precisi – vi rovineremmo la sorpresa. Vi basti sapere, tuttavia, che il romanzo della Clement, nonostante il titolo, di “fascino” ne ha davvero poco. Al di là delle ambizioni, sia la caratterizzazione dei personaggi sia le descrizioni d’ambienti sono quanto di più piatto e prevedibile ci sia – per non parlare poi dei dialoghi, di un piattume davvero imbarazzante. Anche l’inserimento di frammenti di storie di assassine del passato più o meno famose suona stonato e pretestuoso. Solo il finale, con il suo crescendo tragico, risolleva un po’ le sorti del libro.

Ma francamente ciò è troppo poco perché se ne possa dare un giudizio anche solo sufficiente. Caldamente sconsigliato. 

Link: Newton Compton Editore, 2009