(Pias 2009)
Evidentemente a Tom Smith le cose facili non piacciono. Con i suoi Editors avrebbe potuto sfornare un disco simile al precedente “An End Has A Start” (2007), mescolando di nuovo, forte del successo ottenuto, Joy Division, Arcade Fire, Coldplay e U2. E invece no. Con “In This Light and on This Evening”, Smith traveste il proprio spleen decadente di abiti elettronici, compiendo un’operazione simile a quella che aveva portato Bernard Sumner a trasformare i Joy Division in New Order all’indomani della scomparsa di Ian Curtis. Qui, per fortuna, non è morto nessuno, ma la necessità del cambiamento è stata ugualmente dettata, secondo il leader della band inglese, dalla sopravvivenza, che solo il cambiamento, a suo dire, poteva assicurare.
E allora eccoci alle prese con pezzi come la title-track, posta proprio in apertura a mò di monito, con i suoi strati di tastiere ed il mood, più che cupo, catacombale, Bricks And Mortar, in cui spiccano tastiere smaccatamente anni ’80, Papillion, che trae ispirazione dai migliori Depeche Mode, la sublime The Big Exit, impreziosita da un ottima prova vocale di Smith, The Boxer, sospesa e malinconica, Eat Raw Meat = Blood Drool, dall’incedere meccanico-robotico e la conclusiva Walk The Fleet Road, una specie di intensa preghiera (con tanto di coro simil-gospel) a base di elettronica pulsante.
Dunque un disco profondamente diverso nei suoni dal precedente, ma non per questo privo di personalità; più sperimentale, meno legato alla forma canzone classica, ma non per questo mero esercizio di stile. Con “In This Light and on This Evening” gli Editors hanno dato la prova definitiva del loro talento. Ora anche i detrattori dovranno ricredersi.
Voto: 8
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