(Wallace Records/Boring Machines 2010)
Ecco a voi una altro prezioso disco di pura sperimentazione pubblicato dalla Wallace, ma questa volta in collaborazione con la Boring Machines. Il protagonista è un personaggio che da qualche tempo frequenta gli ambienti del sottobosco indie-speirmentale del giro Wallace, si tratta di Claudio Rocchetti, che, oltre a suonare da solo, è membro dei 3/4 Had been eliminated, degli Olivetty, degli In Zaire e degli G. I. Joe.
Le sperimentazioni noise di Rocchetti sono quasi sempre minimali, rendendo nel complesso il sound rarefatto. In questa occasione ha voluto mettere insieme ambienti domestici con i rumori del ventunesimo secolo, utilizzando diverse fonti sonore, tra cui registratori, giradischi e mixer, che vengono maltrattati e percossi per ricavarne nuovi suoni ed interferenze da tagliare ed amplificare.
Gli strumenti utilizzati da Rocchetti sono arpa, chitarre e voci. Se andiamo ad analizzare alcuni suoi brani scopriamo i contrasti tra arpeggi rilassati e la tensione noise che traspare in Nothern exposure o la stralunata, (infatti sembra che venga da altri pianeti) e suadente The black lake, brano che inquieta e rilassa, lasciando nell’ascoltatore una sensazione indefinita. Mandelsshon, invece, presenta degli arpeggi distaccati, con delle pause, seguite da una chitarra che cresce di intensità rumorosa e di inquietudine, questo brano lascia poi il posto ad Arienti, che sembra rubato alle malinconie del primo Vinicio Capoossela, seppure inframmezzato da rumori assortiti.
“The carpenter” è un disco che nasconde molte energie e che si lascia scoprire con calma.
Voto: 7
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