(JazzHausMusik 2008)
È veramente un gran bel disco questo, da casa JazzHausMusik. Davanti ad un glorioso Steinway, il cinquantasettenne pianista tedesco Georg Ruby (che vanta una corposa discografia, purtroppo poco conosciuta in Italia) suona per sé stesso e (anche) per l’ascoltatore, coinvolgendolo in un caleidoscopico viaggio con puntate a dir poco sorprendenti. Alzi la mano chi aveva già sentito una versione per pianoforte solo del tema colemaniano R. P. D. D.: a priori impossibile senza quell’irripetibile e prodigioso quartetto del 1961 (con Ornette c’erano Don Cherry, Ed Blackwell e Scott LaFaro, non so se rendo…), eppure sì, la risposta è sì, è qui, ed è sconvolgente.
Il disco si apre con un breve brano composto dallo stesso Ruby, Prison Song, ciclico e percussivo, nella migliore tradizione dei canti dei prigionieri; segue lo stupefacente brano ornettiano, seguito da Potosi, una composizione densa di feeling e di lirismo, ad ulteriore riprova che il jazz, commisto ad una sensibilità estetizzante europea, può continuamente tingersi di classicismo senza risultare mai stucchevole; Dark Man Sneaking ‘Round The Corner-The Stalker , ancora di Ruby, è una sinusoide sonora, battente, viva e scalpitante, si ascende e si discende senza sosta, senza nemmeno il tempo di riprendere fiato; c’è però lo spazio per una breve sortita oltreoceano, con il celeberrimo standard Bye Bye Blackbird reso in maniera personale, quasi minimale, scavandone l’essenza fino all’osso e rifuggendo da facili e comodi (e aggiungerei: frusti) manierismi. Il successivo Strange Loops è uno dei più suggestivi del disco, pieno di cangiantismi ritmico-armonici in cui si avvicendano sonorità da Hammerklavier, rumorismi, clusters implacabili e passaggi percussivi a note singole che sembrano volersi snodare in un affascinante e coinvolgente continuum senza fine; il disco si conclude con due episodi lirici, Aila By Starlight (variazione sul tema dell’immortale Stella By Starlight di Victor Young) ed una notevole interpretazione di Und über uns der Himmel di Theo Mackeben, canzone già portata al successo da Hans Albers nel 1936. Una brevissima ripresa del tema iniziale di Prison Song funge infine da stentoreo punto fermo. Non sempre i dischi di piano solo colgono nel segno senza causare neanche uno sbadiglio. Questo di Georg Ruby tiene ben svegli, e non è affatto poco.
Voto: 8
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Autore: belgravius@inwind.it