(Wallace/Bar La Muerte/Burp/Musica per organi caldi/Megaplomb/Mgs/Brigadisco/Il verso del cinghiale 2010)
Gli anni passano i membri se ne vanno, ma i Runi restano e come il buon vino, invecchiando, migliorano. Vi assicuro che non sono stato mai un amante dell’elettro-dance, ho frequentato poco le discoteche, e ho sempre preferito quelle che mettevano rock. Tuttavia quest’ultimo lavoro dei Runi mi affascina. Già, perché apparentemente è tecno-rock-dance, ma nasconde una base rock ed un’energia incredibili.
Il trio, già perché dal precedente “Fula fula fular” hanno perso un altro membro, utilizza una chitarra, una batteria, qualche volta il basso e soprattutto il sintetizzatore. E si sente!
I titoli dei loro brani come sempre sono ironici e oltre il demenziale, a partire dal primo brano, grammaticamente impossibile “L’uomo che morisse due volte”. I brani sono quasi tutti strutturati sulla base del sintetizzatore che, quasi sempre, copre l’intero sound, anche se quando entrano chitarra e batteria, il noise non lascia indifferenti. Jesus Christ sugostar, infatti, ha l’originalità di presentarsi con un noise ed un cantato in falsetto, che nella seconda parte lasciano spazio all’esplosione
. L’uomo che morisse due volte, invece, ha un attacco kraut ossessivo ed il trio dimostra così di saper interpretare la direzione che ha preso la musica contemporanea con i suoi rimescolamenti ed eterni ritorni musicali. In tutto questo bailamme non poteva mancare il p-funk, nella confusa Il ballo del quaquaraquà o il post-punk minimale in salsa Joy Division di Pitoni a Miami.
Un disco che spiazza quest’ultimo lavoro dei Runi e che è allo stesso tempo molto intrigante.
Voto: 8
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