(Universal 2009)
Quando in un album rock i momenti di gran lunga migliori sono due brani di classic folk, è evidente che qualcosa non va. Se poi il disco in questione è quello di una delle band che negli anni ’90 hanno contribuito a definire i confini del grunge, allora le cose si fanno più serie. Per carità, questo “Backspacer”, ultimo lavoro dei Pearl Jam, non sarà un disco bruttissimo, ma neppure fa molto per farsi ricordare. Al di là di un paio di trascinanti rock’n’roll stradaioli come Gonna See Some Friends e Supersonic e di un pop-rock dalla bella melodia come Force Of Nature, a brillare veramente sono gli unici due momenti folk della raccolta, le magnifiche Just Breathe e The End, entrambe pennellate da un Vedder che probabilmente non ha ancora smaltito la sbornia del suo disco solista (“Into The Wild”, colonna sonora dell’omonimo film del 2007 diretto da Sean Penn).
Sono questi due pezzi, dalla struttura alquanto semplice e dall’arrangiamento minimale (voce, chitarra ed archi) a riscattare il disco. Un po’, non completamente però; tant’è che alla fine ci si scopre a rimpiangere il precedente “Pearl Jam” (2006). Il che la dice lunga sullo stato di forma attuale del quartetto.
Voto: 5
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