Paavo ‘Cançó Del Paó’


(Found You Recordings 2010)

L’improvvisazione schizofrenica e cacofonica del free jazz e il rigore del prog. Sono questi gli ingredienti (apparentemente antitetici) della musica dei Paavo, formazione tra le più sorprendenti della scena jazz Svedese. Sin dal suo esordio, avvenuto nel 2007 con l’omonimo album, l’ensemble composto da Sofia Jernberg (voce), Cecilia Persson (pianoforte), Nils Berg (sax tenore, clarinetto e clarinetto basso), Thomas Backman (clarinetto alto e sax baritono), Marcelo Gabard Pazos (sax alto), Clas Lasbo (contrabbasso) e Gustav Nahlin (batteria, xilofono e glockenspiel) ha riscosso in patria immediato successo di critica. “Cançó Del Paó” (“Canzoni del pavone” in catalano), è il loro secondo disco e ne conferma lo stato di grazia: otto tracce all’insegna di una improvvisazione “controllata”, di una schizofrenia “ammaestrata”, in cui, cioè, come dicevamo in apertura di recensione, improvvisazioni e cacofonie free sono incanalate in strutture rigorose. Il tutto suona terribilmente intelligente e a tratti davvero originale. È sufficiente ascoltare composizioni quali These Worlds Are Also Games (forse il capolavoro del disco), Grus Blir Guld Blir Grus, Lilla, Visan e Canter, per rendersi conto che questo non è il classico disco jazz moderno.
Merito non solo della capacità di scrittura della Jernberg e della Persson (autrici di tutto il materiale con la sola eccezione di O Virgo, Miserere Mei, cover in chiave jazz di un brano di Johannes Tinctoris, compositore fiammingo e teorico musicale del Rinascimento), ma anche dell’esecuzione strumentale impeccabile (da citare l’apporto di tre special guest: Emil Strandberg alla tromba, Fredrik Ljungkvist al sax baritono e l’italiano Alberto Pinton al flauto e al clarinetto basso) e della vocalità unica della Jernberg, potente, cristallina e capace di sfoderare quando serve una notevole dose di teatralità.
Dal punto di vista musicale, insomma, il 2010 sembra cominciare davvero bene.

Voto: 8

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