(Ravello Records 2009)
Come dice il titolo, il presente cd della Ravello Records raccoglie la quintessenza della poetica musicale del compositore americano Alan Beeler, offrendo agli ascoltatori un’ampia selezione di brani orchestrali che vanno dagli anni Sessanta fino ai nostri giorni. Per più di un brano contenuto nel cd, Beeler dichiara di ispirarsi alla seconda scuola viennese. Non c’è dubbio che Berg e, soprattutto, Webern, abbiano esercitato in lui una certa influenza; così come non sono fuori luogo i riferimenti, talvolta espliciti, a Bartòk. Ma a me pare che il compositore al quale più si avvicina Beeler sia un suo illustre connazionale e predecessore: l’americano Roger Sessions. Ciò che li accomuna è una scrittura densa ma insieme trasparente, dal fitto contrappunto, dall’accentuato cromatismo e dalla predilezione per impasti sonori in cui gli archi dal registro grave si fondono agli strumenti a percussione intonata e a ben selezionati strumenti a fiato (come l’oboe). L’effetto è, anche qui, quello dello sprigionarsi di un’energia sinistra, di una tensione sempre tenuta a freno da una struttura rigida e piacevolmente intricata.
Voto: 8
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