Di Marco Loprete
Uomo affascinante, solitario, taciturno, dall’intelligenza raffinata e dal gran fiuto, il commissario di polizia Luigi Alfredo Ricciardi porta nel cuore un segreto che lo tormenta sin da quando era bambino: è in grado di vedere i morti e percepirne gli ultimi pensieri. Per Ricciardi, più che un dono, un’autentica maledizione, che ne esaspera la propensione all’isolamento. Spinto da questi “suggerimenti”, spesso è portato a disobbedire agli ordini dei superiori per fare di testa propria, seguendo piste che altrimenti nessuno batterebbe. Cosa questa assai pericolosa nella Napoli (e nell’Italia) degli anni ’30. Nonostante ciò, il Regime, verso il quale per altro il commissario non nutre particolari simpatie, lo lascia lavorare, perché Ricciardi è un eccellente funzionario, che non ha mai lasciato insoluto un caso.
Quando, però, in una torrida estate del 1931 viene trovata assassinata la bellissima contessa di Chiamparino, le cose per il nostro si fanno difficili. La donna, infatti, conduceva una vita assai chiacchierata ed era un personaggio piuttosto in vista negli ambienti mondani della città. Accompagnato dal fido brigadiere Maione, il commissario dovrà sudare (letteralmente) sette camice per risolvere il mistero della sua morte, tormentato anche dalla gelosia per una donna che ama in segreto da quasi un anno…
Terzo romanzo di Maurizio de Giovanni con protagonista Ricciardi (“Il senso del dolore” e “La condanna del sangue” sono usciti rispettivamente nel 2007 e nel 2008 sempre per conto della Fandango Libri), “Il posto di ognuno” ha i suoi punti di forza nella caratterizzazione dei personaggi (la figura del commissario e del fido Maione, tra le altre, sono di quelle che non si dimenticano), nell’ambientazione inconsueta (una Napoli riarsa dall’afa agostana eppure misteriosa, oscura, infestata dalle squadre di picchiatori fascisti e popolata di personaggi che nascondono più di uno scheletro nell’armadio) e in una scrittura elegante e raffinata ma mai pedante, che affianca a dialoghi assolutamente convincenti descrizioni d’ambiente fluenti e scevre di cliché.
Non una semplice “lettura d’evasione”, ma un signor romanzo, con cui de Giovanni dimostra ancora che il poliziesco (soprattutto quello nostrano) ha ancora qualcosa da dire.
Link: Fandango Libri, 2009