(El Gallo Rojo 2009)
Studio acido, su corpo Davis elettrico.
O, in
alternativa, studio Zorn, su corpo elettrico Davis.
In
sostanza, grammo più, grammo meno.
L’omaggio al cosmonauta
sovietico, è un intricato piatto, dove, attimi piani,
si alternano a momenti tumultuosi.
La tromba effettata di Cuong
Vu, a disegnar linee, ora malinconiche, ora lisergiche.
Il
quartetto ospitante (Giorgio Pacorig, fender rhodes, piano ed
effetti, Enrico Terragnoli, all’elettronica, Danilo Gallo
ai bassi vari, Zeno De Rossi, batteria e percussioni), apre e
contrae organicamente il proprio suono, passando da sfuriate
metalliche (Land Mine) a visioni in technicolor (l’iniziale
The Lady Is A Trans), non disdegnando (poteva esser
altrimenti…), blues e funk, in dosi variabili, (Again Again;
strepitosa!).
Bellissimo il liquido lavoro di Giorgio Pacorig alle
tastiere, altrettanto affascinante, il gioco ad incastri, della
ritmica di Zeno De Rossi e Danilo Gallo.
La chitarra in alternanza
fra furia ed assenze lunari.
Molto settanta, ma anche molto post,
Chicago (la scena…), e l’Inghilterra di un tempo.
Roba da
mandarne una copia a Robert Wyatt, tanto per vedere
l’effetto.
Su di un brano, presenzia Carla
Bozulich.
Un’elettrica magnificenza, fatta di vuoti e
pieni.
Tostissimi ed ellittici (altamente consigliato).
Voto: 8
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