@ Extra Music Club, Recanati (MC) – 10 aprile.
Di Francesco Mengo
Quando abbiamo saputo che gli Stiff Little Fingers sarebbero venuti a Recanati siamo saltati dalle rispettive sedie. Uno dei gruppi storici del punk europeo, sulla strada ininterrottamente dal 1977, a venti chilometri dalla nostra “ridente” Macerata. Partiti all’avventura sulla Fiat 500 rigorosamente coetanea della band in questione, siamo arrivati all’Extra in tempo per gustarci qualche minuto dell’unico gruppo spalla della serata, i giovani e aitanti Total Revenge di Montefano: streetpunk alcolico sufficientemente tirato e senza troppe pretese.
Dopo qualche minuto di attesa in cui il locale avrebbe dovuto riempirsi un po’ (così purtroppo non è stato: l’affluenza poteva essere decisamente migliore) i nostri sono saliti sul palco e hanno attaccato con Wasted life, facendola seguire da Strummerville, loro tributo a Joe lo Strimpellatore e alla sua eponima associazione per la promozione della musica indipendente, e dal pezzo Roots, radicals, rockers and reggae.
Il pubblico marchigiano come sappiamo è caldo, anche troppo: e il cantante Jake Burns l’ha scoperto a suo discapito col lancio della coca cola che gli è arrivato contro mentre stavano finendo At the edge. Non l’ha presa benissimo. Anzi si è decisamente incazzato, mettendosi ad urlare ed inveire con una voce arrabbiatissima contro l’avventato lanciatore. Poverino, dopotutto sono solo trentatre anni che suona punk in giro per il mondo, non poteva mettere in conto un simile oltraggio. Dopo l’innaffiamento i musicisti hanno deciso di sbrigarsi a chiudere velocizzando tutti i pezzi, ma se l’inizio era stato buono di certo l’incidente di percorso che li ha spinti a suonare a una velocità quasi da Ramones non ha abbassato la qualità del concerto. Pezzi come Barbed wire love, Fade away, Nobody’s hero e Tin soldiers si sono goduti appieno anche a quella velocità, anzi! Appena finita Suspect device gli Stiff Little Fingers hanno lasciato il palco con un rapido “goodnight”, e il pubblico, giustamente piccato per lo psicodramma di cui sopra e la loro uscita di scena non al top dell’affabilità, non si è neanche azzardato a chiedere che tornassero sul palco. Dopo due minuti comunque, com’era in scaletta, sono tornati per suonare Alternative Ulster e dare lo stesso “goodnight” di prima. Sempre secondo scaletta avrebbero dovuto prima suonare Johnny was, il loro capolavoro rocksteady da dodici minuti, ma chissà come mai non l’hanno fatto.
Complessivamente un buon concerto, all’altezza dei loro livelli degli ultimi anni: l’acustica è stata un po’ penalizzante, e dopotutto l’accelerazione dei ritmi come abbiamo già detto non è stata completamente negativa. Ma trenta e passa anni di strada a nostro parere non giustificano simili comportamenti da popstar viziate. Il punk è morto? Se Darby Crash fosse tornato ieri sera nel mondo dei meno per vedere il concerto si sarebbe messo le mani nei capelli e avrebbe risposto “hell yeah”.