(El Gallo Rojo 2009)
E’ un vero delitto: cercando notizie in giro per il web sul lavoro dei Playground di Dimitri Sillato, oramai licenziato ufficialmente nel ’09, ho trovato davvero poco, anzi un benemerito niente.
Un delitto perché questo pianista-polistrumentista (alla bisogna sottratto anche da violino e fischio) ci sa fare, giungendo a sgangherare dalle fondamenta il linguaggio, di per sé deformabile, del jazz senza palpare mai le crude ostilità gradite da molti suoi colleghi. Un caleidoscopio di azioni improvvisate très eclettico, condizionato da picchi di romanticismo colto (la discola ebollizione in Gastone, il bellissimo leitmotiv Penguin Cafe Orchestra sulla schiena di Continuo), polveri sottili klezmer in caduta su telai armonici ciondolanti (A ora Do Diabo), climi ombrosi redarguiti da passaggi radicali (Hidden Door), privé riservati alla concertazione tra elettrico e classico (Fermorestando), e infine accenni etnico-popolari (Masnada, dedicata guarda un po’ proprio a John Zorn).
Ancor di più un delitto perché gli altri musicisti implicati sono delle belle ‘bestie’ a partire da Giancarlo Bianchetti, davvero eccezionale con le chitarre e la batteria, e passando per i clarinetti di Achille Succi e il contrabbasso di Alessandro Altarocca.
In 2 parole: delittuoso non ascoltarlo.
Voto: 8
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