(From Scratch Records/Brigadisco/Bloody Sound Fucktory/Hot Viruz/ Sweet Teddy Records/Narvalosuoni 2010)
Gli anconetani Lush Rimbaud ci riprovano – meno male – con un nuovo album. Si rimettono a tavolino, si tirano su le maniche, si sfondano le orecchie con tanta e buona e giusta musica psichedelica, “krauta”, elettronica e vergano con la penna e il pennino il suddetto ‘The sound of vanishing era’. Che snocciola brani uno dietro l’altro senza smagliature, compatto, articolato e perso nel dolce vagare dell’”oceano di suoni”. A cominciare dall’inizio, senza perdite di tempo, basta ascoltare Sond of vanishing era, brano di apertura che riprende in parte il titolo, chiaro punto di partenza senza equivoci che rimanda agli Oneida più intriganti, e continuando per 2009 crusade, dove i nostri mostrano di aver studiato la lezione della scuola Dischord, e si producono in un brano tirato senza fronzoli. Con God trip invece sentono i Devo e ci aggiungo un pizzico di noise che non guasta, producendo un adeguato mix di suoni e rumori new wave; in Space ship si dilettano in un bel calderone cow-punk, che fa venire in mente i Gun Club. In Sounds from a new era i Lush Rimbaud ci provano veramente a realizzare il proposito annunciato nel titolo, prendono il kraut rock, la psichedelia, il post punk e grazie alla loro bravura producono un pezzo che fa viaggiare, riflettere, meditare ma non ammorbare, cosa rara di questi tempi. Così via discorrendo fino alla fine che non è mai veramente la fine, basta – operazione consigliata – ripremere play sul lettore, o alzarsi e riposizionare la puntina.
Voto: 8
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