Zero In On ‘Silly Lilly’


(Autoprodotto 2010)

Anche nei pascoli verdi della tranquilla Svizzera il rock è arrivato a creare scompiglio. Gli Zero In On ne sono la prova vivente. Attivi da un decennio, i tre “quasi” italiani (vengono da Locarno) giungono al terzo lavoro in studio, che segue il debutto “The Oblivion Fair” del 2004 e la seconda fatica “Pillow Talk”, datata 2006. Un disco pop-rock dalle molte sfaccettature, che guarda tanto all’indie-rock più spicciolo quanto a dimensioni più dark ed emo, ma anche elettronica e molto altro.

Ogni canzone ha qualcosa da dire, soprattutto a livello musicale. La title track apre il disco in maniera un po’ deboluccia, sulla scia di un’indie-rock tirato ma un po’ piacione. Con Los Angeles Is Burning le cose non migliorano più di tanto. Siamo ancora in territori simil-Strokes ma nella parte centrale l’ingresso delle tastiere e delle trombe dà per un’attimo respiro quasi circense alla canzone. È il preludio alla mutevolezza che costituisce un po’ la vera cifra stilistica del disco. Cherry Blossom ci porta dalle parti dei Muse più grezzi, mentre Monday Funday prova a sporcare il tutto con spruzzate elettroniche. In Welcome To The Moon risuonano echi epici di memoria gothic-metal ammorbiditi, come se sui Jet fosse piombata una gettata di pece nera. My Black Guitar è una ballata malinconica che ricorda vagamente tanto per contenuto quanto per la musica l’inno scritto da Thom Yorke per il suo strumento in “Pablo Honey” (anche se il paragone ovviamente non regge…). Boom Boom Baby sposa ritmiche incalzanti ed elettronica ammiccante da dancefloor stile Yeah Yeah Yeahs senza però separarsi dalla sua anima rock. 8 Sergent Dylan Sand fa da breve preludio dark a 9 Sergent Dylan Sand, che invece torna a lambire mondi burleschi e gitani. Coloured Water ci riporta sulla strada maestra dell’indie, di nuovo venato di elettronica, prima che la tristezza ci baci mortalmente in Words, la traccia che chiude l’album tra le nubi oscure del dolore.

Non saranno sconvolgenti ma questi Zero In On si fanno ben volere. Composizioni corpose e stratificate le loro, non certo innovative, ma sicuramente di buon livello. Con un singolo di facile presa avrebbero potuto fare il botto.

Voto: 6

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