(Palomar Records 2009)
Giovanni Maier al contrabbasso e Lauro Rossi al trombone prendono come modello per “Un Oscuro Scrutare” un’idea d’improvvisazione che non suona affatto invadente e roboante, edificata da una forma in cui timbriche tenui e scorci riflessivi la fanno da padrone. La scrittura, in buona parte farina del sacco del contrabbassista triestino, si diverte a ondeggiare fra assaggini melodici e distratti à mo di minuetto (Elogio dell’Imperfezione, crogiolata da un pizzicato blues e reiterato delle corde su cui si sviluppa, in tutto relax, la luminosa dinamica jazz del trombone, Finnegan’s Walk, la sospinta Arpeggi – take 1) e parentesi di nebulosa meditazione in grado di ambire serenamente i territori della contemporanea (vedi l’uso quasi dronico dell’archetto in El Manda e Lassù, l’oziosa crasi in progress nella title track, Buonanotte). Per via generale il complesso suona come un unicum materico che, pittoricamente, ci porterebbe a ipotizzare una tela dipinta parimenti da acquerelli e pigmenti più pastosi, e su questa scia bene si muovono Choiropsales, dove l’ottone del Rossi acquista le sembianze quasi nette di una cornetta, quanto la classe persuasiva di Dulcamara, che allieterebbe non poco le orecchie di molti aficionados della West Coast.
Lavoro decisamente in linea col carattere puntiglioso e indagatore della Palomar.
Voto: 7
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