Lello Gurrado ‘La scommessa’

Di Marco Loprete

marcoloprete@libero.it

Ci sono libri la cui ragione d’essere risiede fondamentalmente nel finale, in quelle poche ultime righe che hanno il potere di capovolgere l’universo (letterario) e lasciare il lettore basito. E il libro di Lello Gurrado, ex giornalista di nera con alle spalle numerosi pubblicazioni inerenti cronaca, cultura e storia ed un solo altro romanzo di fiction, “Assassino in libreria”, è esattamente uno di quelli. Non che prima di pagina 255 il libro sia brutto. Lo spunto di partenza (un celebre giallista ed un critico letterario suo fervente ammiratore costretti ad una coabitazione forzata nello stesso carcere, con lo studioso che lancia allo scrittore una sfida: scrivere un giallo di cui egli dovrà trovare la soluzione prima che questa sia vergata) è buono: solo lo sviluppo è un po’ più prevedibile, nonostante l’indubbio fascino della prospettiva metaletteraria adottata da Gurrado, che si diverte a “scomporre” il processo creativo e ad indagare sul rapporto, per certi versi simbiotico, che lega un autore ad un lettore. Il finale, però, è terribilmente intelligente e lascia a bocca aperta anche il lettore più smaliziato. Ne vien fuori la solita riflessione sul rapporto tra arte vita, già propinataci da centinaia di libri e film, ma credeteci: le ultime righe di questo (buon) libro meritano davvero il prezzo del biglietto, nonostante uno stile non proprio memorabile ed una galleria di personaggi che, con l’eccezione del direttore del carcere (una figura davvero insolita nel suo genere), risulta un po’ stereotipata. 

Link: Editore Marcos y Marcos, 2010