(Uk Division Records/Alkemist Fanatix Europe/Andromeda Distribuzioni 2009)
Non è facile capire cosa aspettarsi dai Die Hard Outlaw Society, la copertina con tanto di fibbia con asso di picche e bicchiere di whisky, sembra richiamare un rock’n’roll polveroso o, addirittura, qualcosa di più pesante? In realtà la risposta esatta in medium stat, i DHOS cavalcano le deserte strade americane venendo giù la Route 66 a velocità media, cambiando continuamente corsia e chiaramente sotto effetto di leggeri allucinogeni. Peccato poi che tutto ciò non si traduca in qualcosa di particolarmente interessante per le nostre orecchie!
Sin dall’inizio non esattamente promettente di Soul in Black, i nostri tentano di mettere su un sound che sia davvero personale, cosa più evidente nella stravagante Butterfly che unisce country, hard rock e una vaga tendenza malata industrial similMinistry che finirà per permeare tutto l’album.
Nel corso dei sei pezzi, più due strumentali piuttosto inutili, però i DHOS non riescono pienamente a convincere della bontà del loro operato. Non sembrano proprio volersi azzardare a svisate eccessive e i pezzi risentono di una certa banalità di soluzioni (per esempio il ritornello di D.dance) che invece sembravano nate apposta per splendere di originalità.
Il tentativo è comunque apprezzabile, pur nella sua incompletezza, i nostri sono dei discreti musicisti e la tecnica aiuta a tenere su l’album, almeno per farsi ascoltare. Per quanto riguarda il resto, sarà il caso di rimboccarsi le maniche.
Voto: 5
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