(Foolica Records/Halidon 2009)
Arriva l’album di debutto dei torinesi DiD, dopo un EP piuttosto apprezzato per la Kirsten’s Postcard; undici brani che ripercorrono in parte anche un percorso del passato (difatti quattro dei brani li avevamo già ascoltati in precedenza).
I nostri non mutano direzione, proponendo di nuovo il loro phunk, tra gli sporchi pavimenti danzerecci new yorkesi a là The Rapture e taglienti riff angolari postpunkettosi Gang of Four / Public Image Limited; insomma qualcosa di già esplorato talmente tanto nello scorso decennio da non lasciare poi molto spazio per delle nuove proposte. Su questo bisogna dire che i DiD hanno imparato la lezione e preferiscono invece lavorare ai fianchi, riuscendo nell’intento di non annoiare, pur non andando molto al di là del classico.
L’iniziale Hello Hello con la sua ritmica semi-afro e il suo incessante andare simil-techno è un buon esempio, così come la trascinante Another Pusher Blues, molto efficace pur nella sua brevità. Da non dimenticare ovviamente anche il loro classico Ask U2, che con dei buoni synth e orecchiabili riff di chitarra, funziona davvero bene. I nostri non sporcano o giungono a estremi come i !!!, si mantengono su un discreto danzereccio piacevole e ben prodotto.
Solo in qualche momento meno riuscito subentra un po’ di noia, come in Sex Sometimes o in Back from the Outside che nonostante una buona partenza, poi non riesce a mantenere l’interesse.
Un buon debutto per il gruppo torinese, suonato in maniera solida e piacevole da ascoltare, in un genere dove non è affatto facile lasciare la propria impronta.
Voto: 7
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