Improvvisatore Involontario

Quattro chiacchiere digitali con i membri del collettivo Improvvisatore Involontario.

 

 

 

 

 

 

Di Marco Paolucci

uccio12@hotmail.com

17/06/2010: Ennesima tappa nella disamina della scena musicale italiana attraverso le sue etichette più interessanti. Questa volta tocca all’Improvvisatore Involontario, label siciliana che da un po’ di tempo, complice anche la continua ricerca della perfetta resa grafica, licenzia interessanti uscite nel campo del jazz italiano e della musica improvvisata. Chiaramente Kathodik si è posta e ha posto dei quesiti per le consuete quattro, che poi non sono mai quattro, chiacchiere digitali non ad una singola persona, non ad un deus ex machina ma al collettivo tutto, che si è mostrato ben disposto a chiarire ogni ragionevole dubbio.   

1) Quali sono le origini dell´etichetta? Come è nata l´idea? Quali ispirazioni ci sono state? A quali modelli, se ci sono stati, si è fatto riferimento?

Passeggiando per la via Etnea di Catania, qualche anno fa fummo avvicinati, il sottoscritto, Paolo Sorge e Carlo Natoli, da un individuo dalle sembianze alquanto sinistre. Con pochi cenni egli ci fece riparare nei pressi di un vicoletto. Ivi consegnò alla triade un pacchetto sigillato. Poscia disparì. Potete immaginare quale stupore ci colse nello scartare l’involto: vi erano un timbro raffigurante le due sacre “i”, un breve comunicato (di cui non rivelerò i contenuti per ragioni facilmente intellegibili), e cinquemila euro. L’oscuro benefattore, che ama fregiarsi con l’acronimo di LG, da allora provvede a far recapitare presso i nostri uffizi un mensile congruo che ci consente di portare avanti le nostre iniziative (come potremmo fare altrimenti? Ahinoi!).

Se la successiva domanda è: ma lo avete mai incontrato? La risposta è NO.

Se la successiva domanda è: ma sapete almeno di chi si tratta? La risposta è NO.

Se la successiva domanda è: ma vi ha chiesto mai niente in cambio? La risposta è NO.

Se la successiva domanda è: ma sapete almeno se è un appassionato di jazz o similari? La risposta è NO.  

L’Oscuro Signore ha soltanto chiesto di fare proselitismo e di praticare sports o discipline spirituali allo scopo di mantenere corpo e mente liberi da impurità e scorie.La nascita della label è consequenziale. Sul resto lasciamo parlare la musica. Ci è stato esplicitamente richiesto di non enunciare principi estetici di condivisione. Solo di essere noi stessi, di agire con sincerità ed ascoltando le voci provenienti dai chakra bassi.

(Francesco Cusa)

2) Come scegliete le produzioni?

3) Come scegliete i gruppi?

Accorpiamo una risposta collettiva a queste due domande inserendo un estratto dal nostro nuovo di zecca  “Per Essere Involontari”, documento che inviamo a chiunque faccia richiesta di entrare nel collettivo o di pubblicare per la nostra etichetta: Improvvisatore Involontario programma le sue uscite affidandosi al giudizio della Commissione d’Ascolto interna, formata da cinque membri dell’associazione che valutano la qualità della proposta e la sua pertinenza. Cosa è pertinente, in un catalogo che annovera progetti per orchestra improvvisata ma anche per trio dedito al repertorio monkiano, musica contemporanea per duo marimba/percussioni accanto a unità di destrutturazione noiselettronica?  Non certo l’omogeneità stilistica in senso grammaticale. Un nuovo disco deve poter dialogare con una o più caratteristiche della nostra produzione discografica precedente, e/o con una o più delle anime della nostra associazione. Questo filo apparentemente labile permette in realtà di poter mantenere un indefinibile ma solido amalgama nel nostro catalogo.

4) come sono i rapporti con i musicisti?

“I rapporti con i musicisti sono sempre stimolanti e pieni di entusiasmo; nascono  grandi vortici di creatività ed energia. Partendo dalla mia esperienza posso dire che ho avuto il piacere e l’onore di collaborare con dei musicisti di grande spessore musicale e umano.”

(Gaia Mattiuzzi)

5 e 12) Cosa pensate delle coproduzioni? Progetti futuri?

Le coproduzioni  con etichette e/o collettivi con cui ci sono rapporti d’amicizia e stima sono benvenute per noi. Moltissimi scambi ci sono stati e sono in programma tra II e realtà affini: il collettivo romano Franco Ferguson, ad esempio, con cui abbiamo organizzato e curato per un anno le serate di Improring, un format improvvisativo nato a Roma e che noi abbiamo portato a Catania con grande successo. La prima collaborazione discografica ufficiale di II sarà proprio una creatura nata da questo scambio, un disco in  quartetto che uscirà a settembre per la nostra etichetta e che documenta una delle Amazing Recordings, session organizzate da FF a cui molti di noi Involontari  (assieme a decine di altri illustri colleghi) hanno partecipato con entusiasmo. Poi c’è il legame con Fitzcarraldo Records e la loro OID, orchestra diretta da Luca Lo Bianco in quel di Palermo, di cui siamo stati graditi ospiti a inizio maggio e con cui stiamo pianificando alcuni eventi per la fine dell’estate. L’ambizione è quella di pubblicare un dvd che documenti l’incontro tra le due orchestre (OID da una parte e il nostro Naked Musicians dall’altra), che avverrà con modalità molto particolari (troppo presto per svelarle ora, ci faremo sentire a tempo debito).

(Alessandro Salerno)

6) Quali pensate siano state, analizzando questo primo spaccato di uscite, le produzioni migliori targate Improvvisatore Involontario? Quali le peggiori?

E’ un po’ come chiedere ad una madre quale dei suoi figli è il peggiore… chiaramente ci sono titoli che hanno avuto un riscontro di vendite migliore di altri, ma questa è una costante di qualsiasi etichetta, riconducibile a svariati fattori ma non certamente a quello qualitativo. La precisa scelta di Improvvisatore Involontario, come dichiarato nel nostro stesso Statuto, è quella di inserire in catalogo dischi e progetti dalle caratteristiche diverse tra loro, ma tenuti insieme da un filo comune che è disseminato nelle risposte alle altre domande.

(Paolo Cruciani)

7) Come è maturata l´idea del rinnovamento dello stile grafico delle

vostre produzioni? A che è dovuta l´idea di questo packaging?

La linea grafica della cosiddetta Trilogia Nera e’ stata fortemente voluta dall’Improvvisatore Involontario medesimo, il deus ex machina che nell’oscurita manovra le nostre azioni e tesse i nostri destini. A seguito dell’ingestione di una notevole quantità di pesce crudo Egli e’ stato infettato dalla larva Anisakis e nei tre giorni di delirio indotti dalla febbre ha avuto una visione delle immagini che poi sono diventate le tre copertine. Adesso Egli e’ guarito, il parassita non e’ più nel Suo corpo e questa linea grafica probabilmente non avrà un seguito.

(Michele Caramazza)

8) Con chi vi è piaciuto collaborare?

Con tutti quelli che hanno condiviso una visionarietà, che hanno smesso di guardare alla propria patta del jeans sdrucito, con tutti coloro che non si risolvono nella propria musica, con chi ama il cinema e la playstation, con dei debosciati immersi nella nobiltà della forma, con i bari, i bugiardi e gli spreconi, con gli scialacquatori, con i giganti dell’austerità ed i pervertiti del pattern, con i geni truffaldini, con gli animali da palcoscenico, con gente che ruberebbe il portafogli al figlio mentre sorride bonaria alla grigliata domenicale, con i fanatici dello strumento…

(Francesco Cusa)

9) Con chi vorreste collaborare?

Con tutti quelli che hanno concretezza, che hanno smesso di guardare al di là propria patta del jeans sdrucito, con tutti coloro che si identificano esclusivamente nella propria musica, con chi ama il teatro e la chiromanzia, con dei morigerati immersi nella meschinità del contenuto, con i retti, i sinceri ed i risparmiatori, con i parsimoniosi, con i nanerottoli dello scialo ed i costumati della musica aleatoria, con gli inetti ma galantuomini, con gli uomini d’ufficio, con gente che restituirebbe il portafogli al peggior nemico mentre sorride bonaria al minestrone del lunedì, con quelli che prendono le distanze dal proprio strumento…

(Francesco Cusa)

10) Come vedete la scena musicale italiana?

Per quanto riguarda la cultura in generale per l’Italia non è certo un’epoca favorevole. La spesa del nostro stato per la cultura è sei volte inferiore rispetto alla Francia  e per questo, entrando nello specifico delle attivita intorno alla musica, noi musicisti  fatichiamo sei volte di più dei colleghi francesi!! Senza dubbio i talenti sono tantissimi ma continua ad essere piuttosto difficile far conoscere ad un pubblico più ampio la nostra  musica. Le leggi di mercato tendono a imporsi anche negli ambiti più creativi della produzione umana, limitando fortemente la libera espressione della creatività. Recentemente ho partecipato a Massa Sonora, meeting che da qualche anno si svolge a Massa Lombarda. È un incontro annuale tra musicisti e/o collettivi-etichette indipendenti che si occupano di musiche improvvisate. Quest’anno si è parlato poco e si è suonato tanto tra di noi. È un’iniziativa che giudico importante, anche se, poichè nella musica improvvisata il musicista è nudo, non ho un ricordo molto felice della musica ascoltata in quel contesto.  Mi è sembrato di cogliere inevitabilmente qualche segno della crisi che insiste in questo paese su ogni forma di autentica libertà.

(Paolo Sorge)

11) Come vedete la scena live italiana?

Ci sono molti musicisti bravi, il livello tecnico medio sta aumentando negli anni e questo ci permette di assistere a concerti suonati veramente bene. Anche le band punk-rock di ragazzini di 16 anni oggi suonano da paura!!! Altra cosa è invece la proposta artistica che ultimamente in Italia è caratterizzata da una monotonia che riguarda tutti i generi musicali. Sono pochi quelli che si distinguono dicendo qualcosa di nuovo, questo riguarda tutta la musica dal pop al “giezz” all’improvvisazione. L’errore piú comune commesso da musicisti sperimentatori o underground è quello di non calcolare il pubblico. Questo non vuol dire che un musicista debba rendere la sua musica piú orecchiabile per andare incontro agli ascoltatori, non sarebbe musica sperimentale cosí… Spesso bastano poche parole per dare al pubblico una chiave di lettura che permette loro di godersi un concerto e di comprenderlo nella sua totalitá nonostante la musica proposta sia tutt’altro che immediata.

(Flavio Zanuttini)