Dalla Campania due autoproduzioni d.o.c.: “You have no control – a diy tribute to FUGAZI” e “Piano Sequenza – retrospettiva di musica a Napoli negli anni ’00, entrambe in free download. Click Per Infos.
Dalla Campania due autoproduzioni d.o.c.: “You have no control – a diy tribute to FUGAZI” e “Piano Sequenza – retrospettiva di musica a Napoli negli anni ’00”
Finalmente disponibili le due compilation autoprodotte che mettono assieme molte tra le migliori band del sottobosco musicale campano. La prima, Piano Sequenza, raccoglie brani editi e non dei gruppi transitati nel corso degli anni al Korovamilkbar, spazio “rock” indipendente di Radiolina. Tutta la confezione del cd (compreso il booklet interno) riporta scatti che fanno il paio con una musica a tratti amara e rabbiosa, istantanee di alcuni posti della città ignorati perché scomodi, attraverso cui gli autori dell’Arkfotolab del Tpa intendono ribaltare stereotipi e oleografie da cartolina per restituire quei luoghi, in una sorta di “piano sequenza” ideale, all’immaginario collettivo. Molte delle band in scaletta -assieme ad altre, sempre napoletane, con l’eccezione dell’Enfance Rouge nella qualità di special guest – prendono parte anche a You have no control, a diy tribute to Fugazi, un lavoro a cura del Collettivo Politico-Musicale Get Up Kids!, della sala di registrazione del c.s.o.a. Officina99 e della fanzine A’rraggia. Un tributo simbolico a una band, che al di la del patrimonio musicale di indiscutibile valore per tutta la scena post-core/ scremo a venire, lascia in eredità una lezione in termini di autonomia di pratiche e contenuti, soprattutto attraverso l’autoproduzione con una label, la Dischord, che offrì la possibilità a decine di gruppi di Washington D.C. di esprimersi.
Entrambe le autoproduzioni, in tempi in cui il do-it-yourself è attività diffusa come non mai, ma in modo non sempre consapevole, intendono riaffermare e rivendicare questa pratica nel suo significato politico di reale “indipendenza” (a partire dal rifiuto del copyright e del bollino S.I.A.E.) e nel suo valore artistico, come la storia del rock dimostra ampiamente, in luogo di un interesse spesso approssimativo, lacunoso, in certi casi “inspiegabilmente” scarso, da parte sia dei media mainstream ma anche di tante riviste di settore sedicenti “indipendenti”.