Six Minute War Madness ‘Full Fathom Six’


(Wallace Records/Il verso del cinghiale/Santeria 2010)

Intervistato da S.I. Bianchi su Blow Up all’incirca un anno e mezzo fa, Mirko Spino inserì nella lista degli artisti che avrebbe sempre voluto pubblicare i Six Minute War Madness, indimenticata band milanese che ha giocato un ruolo fondamentale nel traghettare il rock italiano dagli acerbi Anni Novanta, ancora caratterizzati da scimmiottamenti e da un’idolatria totale di grunge e post-rock d’oltreoceano, all’esplosione demografica e alla nuova coscienza di mezzi e possibilità che hanno caratterizzato il decennio appena trascorso.
Sebbene già presenti nella compilation d’esordio della Wallace Records, l’ottima “Tracce” del 1999, un’uscita vera e propria mancava ancora: ecco allora la ristampa dell’ultimo atto nonchè vertice creativo raggiunto dai SMWM, “Full Fathom Six”, pubblicato originariamente a inizio 2000 da Santeria (che ora coproduce assieme a Il Verso del Cinghiale).
Un doppio cd in digipack che ripesca interamente la pubblicazione originale e le affianca un’abbondante mole di materiale ripescato o inedito: due live al Bloom del 2000 e a Radio Popolare nel 1998, le prime registrazioni con i testi ancora in inglese, tra cui versioni embrionali di brani che poi troveranno posto nell’omonimo full lenght d’esordio del 1995; brani tratti da compilation quali “Arezzo Wave 1994”, “Lubricant for your mind” e la già citata “Tracce”, ed infine episodi tratti dalle pre-produzioni de “Il vuoto elettrico” e dello stesso “Full Fathom Six”.
Notevole il materiale aggiunto, utilissimo per tracciare l’evoluzione della creatura di Iriondo, Cantù, Ciappini, Marini, Misirliyan (qui rimpiazzato da Fontana) e Magistrali (elemento aggiunto in extremis): dalla via italiana al Seattle sound in compagnia di Afterhours e Ritmo Tribale fino all’out rock rumorista dell’album in oggetto, punto d’arrivo di un decennio alla ricerca di un’identità definita e al contempo punto di partenza della band che nascerà dalle spoglie dei SMWM, guidata dalla coppia Cantù-Iriondo, ossia A Short Apnea.
E infine “Full Fathom Six”: un sound inconfondibile nonostante la varietà stilistica, che prende le mosse da un post rock noise incentrato sulle sei corde ma che si dimostra capace anche di violente sfuriate hardcore (Prima noia) o addirittura di derive Tortoise dense di elettronica liquida, arpeggi ossessivi e ricetrasmittenti in sottofondo (VI Moravia, Panorama); la voce di Ciappini e le chitarre di Iriondo e Cantù prima crepitano, sussurrano e gemono (Gli incubi, Come un soffio), poi di colpo tagliano e picchiano in saliscendi di tensione fatti di attese e improvvise eruzioni, con la sezione ritmica a inciderne l’elettrocardiogramma.
Magistrali da questo punto di vista la nevrotica Un filo di vita, Washington che urla, quasi un omaggio agli Starfuckers di “Brodo di cagne strategico”, e soprattutto Uomini cattivi non ho più l’età per lasciarli vivi, semplicemente uno dei migliori brani di tutto il rock italiano.
Ottimo l’originale e ottima la ristampa, che dovrebbe interessare non solo i neofiti ma anche la retroguardia, viste quantità e qualità delle chicche a contorno.
Pietra miliare dell’underground italico: da consumare, letteralmente.

Voto: 9

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Autore: alealeale82@yahoo.it