Di Marco Loprete
Mettiamola così: il libro di Herman Koch non è adatto ai deboli di cuore. Non è adatto neppure ai benpensanti, a quelli che credono che la famiglia borghese sia un’istituzione sana e quindi non intaccabile dalla violenza, dal degrado e dallo squallore di cui si accusa essere impregnata la società contemporanea. Perché l’opera di questo grandissimo scrittore olandese (noto anche come autore televisivo e giornalista, e con alle spalle già diversi romanzi) è un libro violentissimo, di una violenza tutta psicologica ed in cui il bersaglio preferito è proprio la famiglia upperclass.
Due coppie, una cena in un ristorante di lusso. Uno degli uomini è il futuro candidato alla presidenza dell’Olanda; l’altro è suo fratello, che nutre da anni un astio (dietro il quale si cela, però, una sotterranea invidia) per il più noto consanguineo. I due sono accompagnati dalle rispettive mogli. Scopo dell’incontro è parlare del gesto compiuto dai propri figli, ormai sulla bocca di tutta l’opinione pubblica da settimane: l’assassinio brutale di una senzatetto, bruciata viva nella cabina di un bancomat, i cui responsabili non sono stati ancora identificati dalla forza pubblica.
Koch, attraverso una sapiente conduzione del racconto e una costruzione che alterna la narrazione del presente al flashback, ci guida in un mondo fatto di silenzi omertosi, grettezza, ricatti, violenza ed in cui, paradossalmente, sono proprio i due giovani ed il volgare politico a risultare alla fin fine i personaggi più simpatici, perché vittime di un amore (familiare, filiale, coniugale) distorto e malato, disposto a sacrificare la giustizia e la moralità sull’altare della rispettabilità e dell’apparenza. Il finale – agghiacciante – vi lascerà senza fiato. Ovviamente non ve lo anticipiamo per non rovinarvi la sorpresa. Sappiate soltanto che “La cena” è uno di quei libri che difficilmente dimenticherete.
Link: Editore Neri Pozza, 2009