(Hurricane Shiva Records/Andromeda Distribuzioni 2009)
Da un lato è comprensibile che si possa andare in confusione ascoltando il lavoro di debutto dei Vanity Cruel. Sì, perché in gran parte dei pezzi la sensazione è che da qualche parte effettivamente si stia celando una canzone meritevole, che però non viene mai sfruttata come potrebbe.
Insomma, in generale il loro rock con voce femminile non funziona proprio granchè bene. In certi momenti la loro composizione si rivela abbastanza grezza e ben lungi dallo stupire (Vanity Cruel, per esempio), altre volte dei momenti rock più svegli come Sweetheart Contraction potevano meritare più attenzione, se solo fossero stati eseguiti con un po’ più di compattezza. E sì, francamente dall’inizio con la title track in italiano, avrei sperato si mantenessero sulla loro lingua madre, ché il resto delle tematiche inglesi sono trattate con tutta l’esperienza di un sedicenne brufoloso alla prima cotta. Il pezzo migliore probabilmente rimane Girl from the Moon, che, giovandosi delle percussioni di Carlos Perez e di un riff funk rock frizzantino, sorpendentemente mantiene quel che promette.
La band è attiva dal 2002 ed è partita come cover band dei Nirvana, da un lato l’esperienza li tradisce in diversi momenti e dall’altro francamente da una band con tale discreta esperienza mi sarei aspettato qualcosa di un po’ più succoso. Noto poi che la loro attuale cantante non è più la Chiara Ballini che canta sul disco, peccato.
Voto: 5
Link correlati:Vanity Cruel My Space Page