(Moonlee Records 2009)
Ritornano sulle lussuriose e lussureggianti pagine web di Kathodik i croati Analena, che avevamo già ascoltato con il piacevole ‘Carbon Based’. Anche questa volta i riferimenti musicali per la band sono naturalmente i mai dimenticati At the Drive-in e i lati più abrasivi dei Pretty Girls Make Graves. In questa sede invece aggiungo che a tratti i vocalizzi urlati tutti insieme appassionatamente mi hanno ricordato alcuni vecchi pezzi degli Hot Water Music…
La voce di Ana è sempre pronta ad addolcirsi e a finire in delle rauche urla quando ne sente il bisogno (piuttosto spesso in Comic Relief); rispetto a ‘Carbon Based’, la band è più posata e le canzoni chiaramente più studiate. Nonostante ciò l’etica degli Analena rimane immutata, tant’è che l’album è stato quasi interamente registrato live, senza ausilio di alcun tipo di computer, DYI a tutto tondo, anche sotto il profilo distributivo e produttivo. Pollici in alto alla grande.
Per il resto, avendo già sottolineato la maturità del gruppo nella precedente recensione, posso solo che confermare la bontà di quanto ascoltato e i progressi fatti in ‘Incostantinopolis’, soprattutto musicalmente. Testi sempre ben scritti e pungenti, non mi aspettavo nient’altro, confermano gli Analena gruppo da seguire con attenzione e meritevole di ripetuti ascolti, nonostante la costruzione dei pezzi apparentemente semplice (come l’ottima title track) e al di là di qualche momento un po’ noioso (Life in exclamation marks).
Insomma, in un mondo di canzonette fabbricate e di mediocrità ostentate come scudetti, la band croata si conferma un quartetto di persone intente a realizzare qualcosa di speciale, esclusivamente con le proprie mani, seguendo un’etica di lavoro assolutamente ammirabile. Bravi bravi.
Voto: 8
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