(Moonlee Records 2009)
Chi ha seguito un po’ le vicende degli Analena, perlomeno sulle nostre pagine, ha già in mano dei buoni indizi per sviscerare che tipo di band si nasconde dietro i Bernays Propaganda.
Una band dall’etica punk/D.Y.I., ma in chiave piuttosto melodica e ballabile (una sorta di perfetto incrocio tra Standing in the Way of Control e Fever to Tell), con voce femminile, chiaramente. I nostri ci presentano testi interamente in macedone, di cui ci viene proposta fortunatamente una comoda traduzione nel booklet. All’interno della custodia troveremo anche una buona fetta di un saggio di Edward Bernays, il padre della funzione pubblicitaria come manipolazione dell’inconscio; sicuramente un’ottima scelta, anche se, per dovere di cronaca, non aggiungerà poi molto al valore dell’ascolto di ‘Happiness Machine’.
E visto che siamo qui a parlare di musica, parliamone: i dieci pezzi scivolano via bene e si prestano molto bene al dancefloor, piuttosto che al pogo. La voce della Kristina è seria e imponente, anche se non si esibisce mai in qualcosa di memorabile, la band la segue attentamente e riusciranno sicuramente a catturare i timpiani di chi segue il genere.
Una buona produzione e presentazione completano il quadro, è un disco di un gruppo ben preparato e con le idee piuttosto chiare, peccato quindi che i Bernays Propaganda non tentino minimamente di forzare i limiti del genere in nessun modo e alla fine la conseguenza è che i pezzi tendono decisamente ad assomigliarsi.
Arrivati a metà album sarà davvero impresa ardua ricordarsi quale titolo corrisponde a quale traccia, e la cosa certamente non depone bene, l’unica che rimane memorabile è la chiusura più melodica con No Translation. Per la seconda uscita, un po’ più di sperimentazione e di melodie riconoscibili saranno d’obbligo.
Voto: 6
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