(Innova 2010)
Ascoltare ‘I saw my mother ascending Mount Fuji’ è un’esperienza. Una, in quanto unica e irripetibile, diversa da qualsiasi altra esperienza di ascolto musicale che vi sia mai capitata. Esperienza, nel senso di evento che lascia un segno, una traccia indelebile. La singolarità sta nel fatto che, nonostante la lunghezza di più di un’ora, poco accade in questo brano. Frammenti melodici infinitesimali al violino e al flauto, sopra un tappeto uniforme di suoni elettronici dal sapore ambient: questa è la ricetta di Harley Gaber, che cuce tra loro i diversi episodi infinitesimali con cura per il dettaglio, cercando di trasmettere un pathos quasi mistico attraverso quello che nelle sue intenzioni rappresenta un omaggio a sua madre e alla sua visione della vita e della natura. Di sicuro non è facile apprezzare musica come questa, così come non è facile ascoltare le ultime composizioni di Morton Feldman: occorre predisporsi alla meditazione, con atteggiamento disinteressato e spoglio di pregiudizi e di preconcetti, anzi, di concetti tout court. Non è semplice trovare questa condizione e mantenerla per un’ora: se ci riuscirete, sarete in grado di cogliere il senso di composizioni come quella di Gaber.
Voto: 6
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