Una nuova puntata della rubrica nella Musica Contemporanea.
Rubrica Di Musica Classica Contemporanea di Filippo Focosi
Fikret Amirov ‘Symphonic Mugams’ (Naxos 2010)
Questo CD della Naxos ci offre la possibilità di ascoltare quattro pagine sinfoniche dell’autore azerbaigiano Fikret Amirov (1922-1984), definibili come Mugams sinfonici. Mugam, nella lingua azerbaigiana, indica sia un sistema tonale, sia una forma musicale largamente improvvisativa, in cui si alternano episodi di distesa cantabilità ad altri improntati alla danza. In questi quattro brani, Amirov trasporta la forma del Mugam nel territorio della sinfonia, creando affreschi sonori quanto mai variegati, dove motivi popolari originali si alternano a temi stupendi di propria invenzione che si imprimono nella mente al primo ascolto, in un turbinio irresistibile di melodie, ritmi, e danze. La tavolozza orchestrale viene sfruttata da Amirov con grande fantasia, e arricchisce ulteriormente il già composito bagaglio di vicende, emozioni, e immagini che la sua musica, insieme spontanea e strutturata, popolare e colta, è capace di raccontare.
Voto: 10/10 Link: http://www.naxos.com
Michael Daugherty ‘Fire and Blood’ (Naxos 2009)
Michael Daugherty è, a mio modo di vedere, il Quentin Tarantino della musica contemporanea. Molti sono i tratti in comune tra il famoso regista cinematografico e il meno famoso, ma comunque affermato (considerato il ristretto pubblico della musica classica contemporanea) compositore. Entrambi sono passati attraverso un percorso singolare e poco ortodosso: la prima scuola di Tarantino è stata il negozio di videocassette dove ha avuto modo di acquisire la sua enciclopedica cultura cinematografica; Daugherty è invece il primo di cinque fratelli tutti musicisti e si è diviso tra studi al Conservatorio, concerti in una rock-band e serate in svariati piano-bar dell’America. In parte in virtù della loro formazione composita, entrambi amano mescolare i generi tra loro più disparati: Kill Bill e, prima ancora, Pulp Fiction, sono un miscuglio (un “pulp”, per l’appunto) di western, gangster movies, film giapponesi, cartoons e quant’altro; la musica di Daugherty pullula di riferimenti al jazz, al funk e al pop, pur all’interno di una impalcatura classica. Nonostante la varietà dei riferimenti, entrambi sono dei strutturalisti, i cui lavori sono il frutto di costruzioni ponderate, quasi matematiche, che assegnano a ciascun elemento un particolare ruolo o funzione all’interno del tutto, senza alcuna casualità o improvvisazione. Infine, entrambi hanno recentemente realizzato il loro capolavoro: Tarantino con Bastardi senza Gloria, dove la Storia fa improvvisamente la sua comparsa nell’immaginario tarantiniano, pur uscendone trasfigurata e piegata al genio visionario del regista; Daugherty con Fire and Blood, un concerto per violino e orchestra ispirato alla vita della pittrice Frida Khalo. Anche qui il riferimento a episodi storici dona profondità alla musica di Daugherty, talvolta tendente al kitsch, qui invece fortemente espressiva e piena di pathos. Un pathos che scema un po’ nelle altre due composizioni contenute nel cd, le quali però si rifanno appieno, grazie alla straordinaria vitalità ritmica che le innerva e allo humor talvolta un po’ sinistro che le attraversa − un ulteriore tratto, questo, che lo avvicina al suo immaginario gemello cinematografico.
Voto: 8/10 Link: http://www.naxos.com
Avner Dorman ‘Concertos’ (Naxos 2010)
Avner Dorman è un giovane compositore americano di origine israeliane, di cui in questo cd della Naxos ci vengono presentate quattro composizioni che egli stesso definisce neo-barocche. La definizione è quanto mai azzeccata. La chiarezza di scrittura, l’intricato contrappunto e la netta contrapposizione (anche espressiva) tra sezioni veloci e lente − caratteristiche, queste, tipiche della musica barocca − sono la base, o, meglio, il basso continuo (tanto per rimanere in tema), su cui Dorman elabora temi di sua invenzione, manipola a suo piacimento le strutture classiche, crea colori inediti e combinazioni strumentali frizzanti. Accade così che il primo concerto, per mandolino solista, si tinga di colori etnici, mentre il secondo, per piccolo, trovi un mix esplosivo e contagioso di pop e jazz, mentre il terzo strizzi l’occhio al minimalismo religioso. Poco importa se il quarto concerto scade un po’ nel kitsch; il resto del cd è elettrizzante e pieno d’inventiva. Dorman è un vero autore post-moderno, nel senso più genuino del termine; egli rivisita forme del passato con ironia e trasporto, non con sarcasmo e distacco, e le trascina nell’attualità miscelando con gusto e sapienza stili all’apparenza inconciliabili.
Voto: 8/10 Links: http://www.naxos.com http://www.dormanavner.com
Graham Fitkin ‘Circuit’ (Bis 2010)
Ho atteso a lungo l’arrivo di questo cd. A volte, quando desideri qualcosa, le tue aspettative crescono così tanto da superare l’oggetto del tuo desiderio, che non raggiunge poi il livello sperato. Non è questo il caso di ‘Circuit’, il nuovo, attesissimo cd di Graham Fitkin. Ho sempre amato la musica per pianoforte di Fitkin, perché il pianoforte − non ci si deve dimenticare che egli è un valente pianista − è perfettamente adatto alla chiarezza di espressione e all’economia dei mezzi, che sono due caratteristiche di spicco della sua estetica. I pezzi, sia per uno che per due pianoforti, inclusi nel cd, non fanno eccezione. Essi oscillano tra due estremi: alcuni sono statici, quasi alla Feldman, e trasmettono un senso di sensuale e talvolta misteriosa calma; altri sono irrequieti, iper-dinamici, ed evocano la frenesia e l’eccitazione della vita moderna. Al centro di questi due estremi risiedono i pezzi più interessanti (a mio parere) del cd. Carnal, per pianoforte solo, inizia con un motivo dolce, che ben presto cede il passo a un materiale di natura percussiva. I due blocchi distinti si alternano tra loro, evolvendosi gradualmente, fino a quando non si scontrano, producendo combinazioni frizzanti e inaspettate. La giustapposizione di blocchi musicali contrastanti (un altro marchio dello stile di Fitkin) è anche il principio compositivo che regola Circuit, un concerto per due pianoforti che dura (più o meno) 20 minuti. È possibile identificare qui cinque blocchi distinti, ciascuno avente un carattere distinto, in relazione al suo profilo melodico − oltre ad essere un compositore strutturalista, Fitkin è anche un melodista di prim’ordine − che viene sviluppato tramite un uso sapiente della ripetizione. Ancora una volta, questi blocchi distinti non solo si evolvono separatamente, ma si intersecano tra di loro, dando luogo a una sorta di griglia cubista che intrappola l’ascoltatore, il quale accetta volentieri di seguire i flussi musicali – pieni di varietà ritmica, colori scintillanti e orchestrazione jazz – e di entrare in una realtà immaginaria, condensata e affascinante. Quando ho ascoltato Circuit, mi è venuto naturalmente l’impulso di ascoltare un altro bellissimo concerto per due pianoforti scritto da un altro grande compositore inglese: Sir Malcolm Arnold. Penso che i due compositori abbiano molti punti in comune: esuberanza ritmica, l’utilizzo di pannelli musicali intersecantisi, l’amore per la musica pop e jazz, un uso intelligente della ripetizione, la rivalutazione del principio di piacere e, soprattutto, un innato talento melodico. Arnold non ha acquisito lo status di compositore di prim’ordine durante la sua vita, anche se è ormai riconosciuto come uno dei più importanti compositore inglesi del XX secolo. Spero che Graham non dovrà aspettare troppo tempo per essere riconosciuto come uno dei compositori più importanti del XXI secolo.
Voto: 10/10 Links: http://www.fitkin.com http://www.bis.se
Floraleda Sacchi ‘Minimal Harp’ (Decca 2008)
Floraleda Sacchi è un’arpista di fama internazionale. Artista di punta della Decca, ha già al suo attivo diversi cd che spaziano dalla musica Barocca al Novecento. In questo cd significativamente intitolato ‘Minimal Harp’, Floraleda affronta un repertorio contemporaneo contrassegnato, come dice il titolo stesso, dalla ricerca dell’essenzialità e della concentrazione su pochi mezzi espressivi. Si passa così dalla circolarità insistente e lievemente malinconica delle celebri Metamorfosi del minimalista Philip Glass alle suggestioni orientali di quegli autori americani che possiamo a tutti gli effetti considerare come gli antesignani del Minimalismo, vale a dire Lou Harrison, Henry Cowell e John Cage; dalle meditazioni interiori dell’estone Arvo Part e del suo allievo Peter Machajdik alla cantabilità delle brevi pagine di Nicola Campogrande e Michael Nyman; passando per la scrittura un po’ più complessa, ma anch’essa strettamente legata alla ripetizione di brevi cellule tematiche, di Gyorgy Ligeti. L’arpa di Floraleda è perfettamente a suo agio con tutti i brani del cd; in particolare, straordinaria è la resa dell’estatico lirismo di cui sono intrisi i due brani del Maestro californiano Lou Harrison e del rapimento ipnotico che il brano ‘ambientale’ di Cage è capace di procurarci. E, sotto le avvolgenti mani di Floraleda, perfino la sinistra musica di Ligeti ci appare meno straniata e più umana.
Voto: 10/10 Link: http://www.floraledasacchi.com