Les Dix-Huit Secondes ‘Les Cahiers Des Improvisation Volume 1-8’

 

Di Marco Pagliariccio

pagliariss@libero.it

(Autoprodotti 2007-2009)
Che Carlo Barbagallo sia un folletto iperattivo lo si sapeva già. A soli 25 anni ha già alle spalle 10 anni di carriera sotto i nomi e le forme più disparate. L’ultimo avvistamento risaliva allo scorso anno, quando il nostro diede vita a ‘Floppy Disk‘, un bellissimo disco che spaziava dal blues all’indie-rock passando per la psichedelia. Ma mentre stava dando forma a quello che a tutti gli effetti era il suo esordio da solista Barbagallo ha continuato una parallela carriera nei bassifondi della ricerca musicale più spinta, accompagnato nel suo percorso da Lucia Urgese.
I due, tra il tardo 2007 e la fine del 2009, si sono ritrovati per 8 volte con strumenti elettrici ed elettronici vari ed ogni volta si messi ad improvvisare, registrando le sessioni e rendendole disponibili per il download gratuito (link in fondo alla pagina) sotto il nome di Les Dix-Huit Secondes. Sperimentazioni elettroacustiche a volte industriali, a volte più cinematiche e molto altro si susseguono in queste produzioni così eterogenee ma sempre affascinanti.
Andiamo con ordine. Partiamo dal 1° volume, datato 16 novembre 2007. Laptop, chitarra e tromba sono i tre strumenti principali che usano la coppia. Una tensione oscura serpeggia e si fa collante dell’intero lavoro, 41 minuti tesi su un filo notturno, tetro, raggelato. Jazz industriale potremmo definirlo, anzi meglio jazz alieno (citando la sesta traccia del lavoro, We Are Alien Jazzist), caratterizzato da un marcato gusto per il loop.
Il secondo volume è di un mese successivo (21 dicembre 2007) è la vicinanza con la tragicomica essenza del predecessore è evidente. Ma qui compare anche la voce, filtrata e distorta fino a rendersi pressoché irriconoscibile. La destrutturazione è qui però ancora più estrema, il fluido sonoro ribollisce nel profondo e gracida voluttuoso attanagliando l’orecchio senza dargli tregua.
I venti minuti del terzo volume virano verso un sound più scarno, minimalista, composto da bozzetti sonori appena accennati che appaiono come lampi che non si riescono ad afferrare.
Nel quarto volume (siamo arrivati al 22 ottobre 2008) il synth diventa padrone. Il sound diventa più sinuoso ma torna ad ispessirsi, a tratti è quasi maestoso (vedi Worse Madness) prima di precipitare in territorio spaziali con la conclusiva So So So.
Passa un anno dal quarto al quinto volume (datato 13 settembre 2009) e l’evoluzione stilistica è notevole. L’orchestrazione è più ampia, l’industrialismo, pur non perdendosi, si diluisce in trame più eteree e cosmiche e accenni melodici (Gigia) e sguardi quasi post-rock (Specchi) si scorgono qua e là.
Ancora un mese (23 ottobre 2009) e col sesto volume il duo realizza un’opera che è un tuffo nel cosmo più profondo. Brusii lontani sono i compagni in un viaggio che fluttua morbidamente nell’oscurità. Tromba e chitarra ci lanciano degli appigli alla nostra natura terrestre, ma lo sguardo è all’universo.
Il 16 dicembre scorso ecco la settima tappa del viaggio di Barbagallo e Urgese. La cosmicità del suono si mescola a beat quasi orientaleggianti creando una sinusoide tortuosa e straniante (Tunnel Synapses) che scema verso una pace instabile e carica di turbe (Love Metro).
Il giorno dopo, il 17 dicembre, ecco il parto dell’ottavo e ultimo volume. Un ritorno al minimalismo oscuro e dimesso già esplorato in altre opere ma che qui diventa cifra stilistica più compiuta.
Il progetto Les Dix-Huit Secondes sembra il laboratorio segreto di Barbagallo, quello in cui il giovane talento siciliano prova e riprova i suoni da usare nei suoi progetti “principali”. Un divertissement ostico per le orecchie meno allenate, per cultori dello sperimentalismo più spinto.

Voto: 3,5/5

Link: http://lesdixhuitsecondes.bandcamp.com/

Titolo link: Les Dix-Huit Secondes Official Site