(Cinico Disincanto/Halidon Distribuzione 2010)
Gli Ultimavera avevano già mostrato le loro qualità in due precedenti EP, anticipando una sicura capacità a realizzare un primo album degno di nota, e per una volta, ‘Ai Caduti in Bicicletta’ si rivela esattamente all’altezza delle aspettative.
La band romana mette insieme un insieme di canzoni davvero toccanti, sentite e profondamente personali. Come spesso succede con la condivisione di qualcosa di così personale, riuscire a sentirle proprie è davvero qualcosa che riesce a impreziosire l’ascolto. Riesce quindi facile dimenticare tutto il resto e a concentrarsi solo sulla voce di Diego Nota e i suoi racconti di nostalgie, piccoli rumori, profumi che non torneranno più.
Non che ‘Ai Caduti’ sia un album particolarmente triste, potremmo piuttosto definirlo sobrio, non punta a strapparvi la lacrima, ma semplicemente a raccontare delle storie affascinanti e orribili come la realtà. In ogni caso si notano diversi temi di fondo ricorrenti, tra cui gli errori dei genitori e l’infanzia sospesa tra innocenza e colpevolezza.
L’ottima produzione dell’album riesce in maniera ottimale a far scivolare via un tappeto musicale pop-rock classico (con qualche azzeccato inserimento di archi) che spesso non è proprio risplendente di soluzioni originali (il breve assolo su Carnvale Nefasto è praticamente il riff di Closedown di un certo album del 1989…).
Eppure non è ciò che conta, perché gli Ultimavera fin dal nostalgico singolo Agosto ’87 (riuscito a strappare una lacrima a questo cinico recensore che ha sprecato parecchio tempo a caricare Wonder Boy) e passando per momenti altrettanto riusciti come l’amara Via Roma, 68, riescono a mettere in fila dei momenti straripanti di ricordi e sensazioni. Certo, non sarà facile per tutti immedesimarsi nei ricordi del nostro Diego, e l’album ogni tanto gira un po’ a vuoto: l’iniziale Carnevale Nefasto sembra più un esercizio di stile che una canzone e la cantilenante Atoni d’Ego stufa presto. Altri pezzi come Racconto d’Autunno lasciano un po’ indecisi, sembrerebbero poter lentamente degradare in qualcosa di oscuro e minaccioso ma restano in un limbo indeciso per poi sfociare in un finale piuttosto banale.
Insomma, senza stare sterilmente ad analizzare ogni singolo episodio, gli Ultimavera hanno realizzato un disco comunque in grado di emozionare, di evocare immagini di diverso sapore ed epoca, riuscendo ottimamente nonostante un tappeto musicale spesso non esaltante. Assolutamente da ascoltare.
Voto: 9
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